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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Cuneo
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1891, pagine 516

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   22 fi
   Parte Prima — Alta Italia
   dì paste da minestra; caseifici; fabbriche di zucchero, di cicoria, di biscotti, eli cioccolata, confetture, ecc.; frantoi da olio; fabbriche di spirito, di birra, di acque gazose, di aceto estratto dallo spirito e di liquori; industria della seta, della lana, del cotone; tessitura del lino, della canapa, della jula e dei nastri: tintorie; fabbricazione delle maglierie e dei cordami; fabbriche di cappelli; concerie di pelli; cartiere e fabbriche di pasta dì legno; tipografie e litografie; segherie da legname; tornerie In legno; fabbriche di bottoni di corno, di oggetti in filigrana di argento, di posate, pettini, setole, spazzole e pennelli, scatole, tende persiane, pianoforti, busti da donna, ecc.
   Il bilancio del comune di Novara per l'anno 1889 era il seguente :
   Attivo
   Entrate ordinarie......L. 737,581
   Id. straordinarie.....» 209,195
   Differenza attiva dei residui . . » 12,082
   Partite di giro e contabilità speciali » 217,399
   Totale L. 1,236,257
   Passivo
   Spese obbligatorie ordinarie . . L. 562,952
   ld. straordinarie . » 81,024
   Partite di giro e contabilità speciali » 217,399
   Spese facoltative......» 374,882
   Totale L» 1,236,257
   Cenni storici. — L'origine di Novara risale a tempi remotissimi. Roma non era ancora e già sull'eminenza dove ancora sorge, v'erano abitatori e s'andò formando una città che non tardò a divenire centro delle popolazioni disseminate entro le vallate dell'alto novarese, lungo le sponde dei vicini laghi o nelle circostanti pianure. Antica sede di Liguri e di Galli, Novara smise per tempo la primitiva rozzezza al soffio della civiltà etnisca la quale, come tutti ornai concedono, irradiò anche le regioni traspadane. A testimonianza dì Catone, autore delle Origini, ne furono fondatori i Levi, tribù dì Liguri stabiliti fra la Sesia ed il Ticino. Plinio invece la dice fondata dai Vertocomacori, gente gallica venuta in Italia dopo Belloveso. Le due opinioni si conciliano: Novara, edificata primamente dai Liguri, distrutta dai Galli di Belloveso, venne riedificata dai Vertocomaeori Galli della Provenza i quali si sovrapposero alla antica popolazione che doveva essere meno civile di loro, venuti da una terra dove fiorivano due colonie greche, quella di Marsiglia e quella di Nizza. L'elemento celtico finì col prevalere su quello Ligure ed il nome stesso di Novara, latinamente Notoria, vuoisi derivato dal celtico ar (sopra) e var (acqua), quasi a dire luogo sopra le acque. Né sembra sconvenirle tale denominazione essendo la città posta in luogo che emerge sopra gli altri circostanti ed in vicinanza di più acque, segnatamente dell'Agogna che le scorre in tanta vicinanza che il nome di tal corrente fu, da antichi geografi, dato alla città stessa, chiamandola Aconia, sè pure tale nome non fu d primitivo datole dai Liguri. I Galli adunque distrussero poi edificarono Novara. La prima invasione dei Galli può assegnarsi tra gli anni fifiO-fiOO avanti l'èra volgare. Alle conquiste galliche susseguirono, dopo qualche tempo, quelle dei Romani, i quali, soggiogati gli Etruschi e gli altri popoli dell'Italia media e meridionale, si trovarono alle prese coi Galli abitatori delle Marche, dell'Emilia, della Lombardia e del Piemonte. Fu allora che tutta la Galiia Cisalpina (quasi tutta l'Italia settentrionale) con varia fortuna si levò contro ; Romani (a. 225 av. G.). La potenza di Roma finì col prevalere (anni 187 av. G.).
   Novara, prima città ligure, poi celtica, divenne cillà romana, fu colonia latina, poi colonia romana, poi municipio menzionato da Tacito insieme con Milano ed altre città dell'Italia superiore: firmissima transpadanae regionis municipicm Qual fosse la condizione di Novara all'epoca romana, lo si può argomentare dal sapersi che le città della Gal Ila Cisalpina, prima ancora di Giulio Cesare, erano il rifugio della coltura italica e Novara, come si sa da Tacito e da altri, non era certo delle ultime di quella regione. Lo possiamo altresì argomentare dai ruderi di antichi