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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Cuneo
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1891, pagine 516

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Comuni del Circondario di Mondovì
   III.)
   Xell'ultimo di questi tre pezzi vedesi in basso rappresentata l'Annunzia ziom:. >l»Utjli la nativil!i del Signore, e poscia i soliti fogliami e chimere elio sostengono in allo il quadro dell'Aummziazione. ha Vergine annunziala dall'angiolo è ripetuta più in grande in due altri quadri, alli meno della melà di quelli già descritti. Le due ligure stanno entro due nicchie nel cui contorno esteriore sono due pilastrini con capitelli e candelabrini di puro siile del secolo \V. Nella sommità poi degli archi di tali nicchie appariscono due angioletti a' lati che sostengono una corona, del tutto simili a quelli che si vedono nel monumento dei Santi Martiri esistenti in Firenze, e che sono opera del Ghibeili. Una tale maniera d'imitazione persuade sempre più che il lavoro del coro di Staffarda appartiene alla meta del secolo X\ epoca appunto elle succedeva a quelle del Ghiberli, e elle non e erronea la data del 1 tal segnata nel trittico clie porla il nome ili Pasquale della Trinità.
   Ma a meglio giudicare la bellezza dei quadri descritti contribuirà molto l'osservare la riproduzione zilografata in queste pagine di alcuni Ira quelli.
   \ i sono poi due quadri della stessa grandezza ili onesti iti)imi citati, 111 11110 dei quali manca una figura, e nell'altro vi è rappresentato San Bernardo.
   Avvi poi il seggio dell'Ebdomadario per cantare la inessa, il quale è largo metri 2,10 ed allo metri 3,50, ed è tutto intagliato a ornamenti, composto di archetti minuti senza fogliami.
   Vi è pure un pezzo largo quanto la indicata residenza, intagliato a fogliami dì gran rilievo, e piuttosto bene, di gotico stile.
   Fanno finalmente parte di questa ricca collezione donata dalla Lista Civile al Museo Civico Torinese, una quarantina di pezzetti staccali, nei quali vi sono effigiali animali ed arpie che debbono aver formato i frontoni degli stalli del coro di Staflarda, che poteva essere stalo meglio conservato in tutta la sua integrità, ^-e l'area della chiesa di Pollenzo fosse stata costrnila a quella misura.
   Malgrado la sua sconnessione, avanza ancora tanto di quel coro, da poterlo giudicare una meraviglia dell'arte, un miracolo dell'umana pazienza medievale, 1111 ricordo mistico e prezioso del secolo XV, una pagina eloquente della storia dell'arte dell'intaglio in legno che presenta larga messe di studi per ehi voglia profittarne.
   Quell'accozzo di stile puro italiano col gotico tedesco, o longobardo, a molti forse parrà strano, mentre invece per lo studioso osservatore 6 un soggetto di serio esame che lo porla a fare confronto con altri lavori di qnel tempo esistenti più specialmente nelle Provincie dell'Alta Italia, nei quali non è raro l'innesto di questi due stili. E questo perchè la metà del secolo XV fu appunto l'epoca di passaggio dell'arte medievale a quella più pura del risorgimento, nella quale gli artefici mentre si sentivano portati al nuovo bello, non potevano in certi momenti dimenticare l'antica scuola tradì zinnale che nel suo fantastico non cessò dall'avere del sublime, e prova evidente ne danno gli stupendi lavori di Jacopo Delle Querce.
   Porrò termine a questi cenni sul coro di Staflarda, col dire che se l'autore di esso non fu in tutte le sue parti Pasquale della Trinila, tulto induce a credere clic potesse esserlo di qualche rilevante frammento; che un'opera siffatta non può essere stala compiuta da un solo artefice! . che lo stilo quantunque in parte gotico tedesco, è stato probabilmente trattali) da mani italiane: — e che l'epoca di quello splendido lavoro non può mettersi in dubbio che sia slata la seconda metà del secolo XV ».
   Euvie (3314 ab.). — Giace appiè del Mombracco fra llevello e Barge, a destra del torrente Giandone e a 3 chilometri da Revello. Parrocchiale di San Marcellino di costruzione antichissima, rifabbricata nel 1762; antico castello, già residenza dei feudatari e poi dei marchesi di Castelletto, che lo ricostruirono ed abbellirono esternamente, con giardino inglese ricco di piante esotiche: ora appartiene al marchese Nicànore Provana di Ilomagnano. Era munito in addietro di mura e di torri di cui veggonsi tuttora gli avanzi sulla cima del Mombracco. Giorgio e Bonifacio figli del marchese Tommaso I fondarono 1111 monastero pei Certosini i quali furono nel 164-7 trasferiti a Collcgno e il monastero rimase disabitato sino al 1795, nel qual anno Carlo Emanuele IV lo fece restaurare per una famiglia di Trappisti soppressi poi nel 1800. Congregazione di Carità. Grano, gelsi, burro, uve, marroni squisiti e ricercati, legnami da costruzione e bestiame.
   A tramontana, ed alla distanza di 200 inetri dall'abitato, vedesi una palude detta il Pascolo ili Knvìe: la sua superficie era assai vasta ed anticamente vi esistevano