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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Cuneo
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1891, pagine 516

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Comuni del Circondario di Mondovì
   III.)
   MtìU si conosce l'epoca precisa del trasferimento di tale coro dal presbiterio nell'abside, e molto meno si è certi dell'epoca e dell'autore che lavorò d'intaglio a tarsia quelli stupendi stalli. Alcuni hanno opinato, e fra questi il chiarissimo scultore Santo Varili, che tale coro fosse eseguito da /V»/M»lr iMIh Trinità nel 1451. 15 tale asserzione è stata determinata da una iscrizione che tuttora leggesi sopra un trittico posto in alto del coro di Staffarda, e sopra gli stalli cosi concepito: Pn$clmèÈ>    Lo stile poi di varie parti di quel coro accennando chiaramente alla metà del secolo XV, parrai essere una ragione di più per ritenere Pasquale della Trinità quale autore di una parte almeno di quell'insigne lavoro in legno, del quale adesso diremo quanto attualmente rimane.
   11 maestoso coro di Staffarda era composto di tre ordini di stalli i quali avevano tale sveltezza di forme, e tanta svariata composizione di ornati da far meravigliare chiunque si facesse ad osservarlo. Dopo la soppressione della Badia, sembra che tale importantissima opera andasse del tutto trascurata, e chi sa a quale più trista sorte sarebbe stata riserbata, se non era collocata in una chiesa di Itegio Patronato, e se per ordine del magnanimo re Carlo Alberto, il distinto artista torinese cav. Gabriele Capello detto Moncalvo, non veniva incaricato della remozione dall'antica sua sede, per essere in parte collocato nella cappella del Regio Castello di Pollenzo. Ma anche questa determinazione ebbe i suoi guai, conciossiachè la nuova area nella quale esser doveva collocato quel bellissimo coro fu ben lungi dall'essere adatta all'uopo. Dovendosi fare un posto al coro in questione, ragion voleva che la misura fosse esatta, ma invece avvenne tutto il contrario, ed anziché adattare l'area al coro, questo si pretese che dovesse adattarsi all'area. Ed essendo questa piccola fu giocoforza doversi guastare e rompere l'ordine niaraviglioso di quel magnifico lavoro. Fortuna volle che questo scempio dovesse essere praticato da un artista coscienzioso ed abile qual era il Capello, il quale quantunque a malincuore, pure si acconciò a quell'ingrato lavoro, e adattò alla chiesa di Pollenzo una parte degli stalli del coro di Staffarda, ma scegliendo però quelli che meno erano importanti, e che per conseguenza con minor danno potevano venire tagliati e adattati alla nuova loro sede. Nello sconnettere i tre ordini del coro fu osservato dal Capello che quelli stalli non erano stati fatti per l'abside, ma sibbene per il presbitero, ove probabilmente dovevano essere disposti in due soli ordini, come facilmente si deduceva dalla forma e dalla loro misura.
   Posta mano alla decomposizione di quell'antico coro e sistematane alla meglio una parte, e specialmente quella che contiene i [lezzi architettonici, faceva di mestieri pensare al rimanente, perché non andasse ulteriormente guasto o disperso. E a tale uopo furono fatte opportune pratiche, perchè quanto rimaneva di quella splendida opera di legno, venisse posto ili deposito nel Museo Civico di Torino. E trovata equa e ragionevole una simile dimanda, di buon grado venne soddisfalla, ed attualmente quelle preziose reliquie, sono là all'ammirazione di tutti gli amatori del bello.
   Dolente che altri più di me idoneo non abbia illustrato convenientemente quegli avanzi di sontuosa scultura in legno del secolo XV, interessai i nientissimi cav. prof. Pietro Giusti e cornili. Pio Astori ino a volerlo fare, ma impediti forse dalle loro molteplici occupazioni, gentilmente mi persuasero a volerne assumere io stesso l'incarico, e a tal uopo ini somministrarono i materiali per meglio compierlo.
   Siccome aveva già scritto qualche cosa intorno quel magnilico coro, cosi di buon grado colsi questa occasione per completare le notizie che aveva già raccolte e che debbono far parte di un mio lavoro, che spero fra non molto pubblicare, e che conterrà le notizie storielle della scultura e tarsia in legno dai primi tempi ai nostri giorni.
   Come ebbi luogo di avvertire più sopra, i pezzi più importanti del coro di Staffarda furono dalla Lista Civile di S. M. recentemente donati al Museo Civico di Torino, ed eccone la loro succinta descrizione.
   Sedici spalliere degli stalli condotti in tarsia nella parte inferiore, a intaglio di archetti in cento modi intrecciati e variali nella parte superiore. Le tarsie sono però intieramente perdute, e sole rimangono di esse le tracce di linee prospettiche.