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Il duello nella storia della giurisprudenza e nella pratica italiana

Iacopo Gelli
Loescher & Seeber Firenze, 1886, pagine 192

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   •3o
   QUESTIONI DEL DUELLO
   per la quale, gli anni non pesando egualmente sulle spalle di tutti, potremmo trovarci di fronte a persone che, non avendo ancora raggiunti i cinquantacinque anni, si trovano nell'assoluta impossibilità di trattare le armi.
   Per cui ogni volta che si tratterà di campioni la cui età sia avanzata, piuttosto che di tener conto degli anni loro, si darà maggior peso allo stato fisico degli avversari e delle circostanze del fatto pel quale si richiede una partita d'onore.
   In massima riteniamo che il duello non debba aver più luogo tra persone che hanno raggiunto il cinquantesimo anno di età.
   Per principio cavalleresco e morale siamo di parere che un giovane non possa battersi con un vecchio che abbia passati i cinquantacinque anni senza che questi abbia offeso gravemente o percosso il giovane avversario. In tutti i modi, per quanti torti si possano rimproverare al vecchio, i testimoni, per essere al coperto di ogni responsabilità, pretenderanno da lui una dichiarazione scritta con la quale acconsenta di scendere sul terreno. In caso di rifiuto riterranno negata la riparazione, esaurita la vertenza e redigeranno apposito verbale da rilasciarsi al giovane.
   Giacché abbiamo parlato di acciacchi e di magagne fisiche, esamineremo 1' altra circostanza, se cioè sia lecito battersi con un infermo. Notiamo che per infermo in materia di duello s'intende colui che è privo dell'uso di un arto o di un occhio.
   In generale, un uomo nel pieno vigore di tutte le sue facoltà, non dovrà battersi con un infermo, a meno che circostanze speciali ve lo costringano. Trovarsi di fronte a chi è inferiore per difetto organico ripugna al cuore generoso e leale del vero gentiluomo. Ma per quanto possa ripugnare all' animo gentile del cavaliere, pure vi sono circostanze talmente imperiose di fronte alle quali qualsiasi generosità deve tacere.
   Difatti, i Codici cavallereschi francesi stabiliscono che tutte le volte nelle quali, chiunque, anche se infermo, si rende colpevole cP imputazioni disonoranti, di calunnie e di tutto ciò che può recare offesa, produce lo stesso pregiudizio a danno di un gentiluomo,