[CAP, IX.]
LA MIGLIORE COLTURA.
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Se pertanto la grazia dei modi, un esteriore garbato, un fare elegante, quanto insomma contribuisce a render piacevole e bella la vita merita d' esser coltivato, non sia però con danno delle più solide e permanenti qualità dell'essere onesti, schietti e veritieri. La fonte del bello sia nel cuore più che negli occhi; chè se l'arte non fa moralmente bella la vita e nobile il costume, non può essere di molto vantaggio. La gentilezza dei modi non ha valore alcuno, se non è accompagnata da quella dei fatti. La grazia può essere superficialis-sima; piacevole molto ed attraente, ma senz'ombra di cuore. L' arte ci è ministra d'innocenti piaceri, e può giovar molto come scala a più alta cultura ; ma ove non conduca veramente a questa, non suol essere che un piacere dei sensi ; ora, quando è tale e nulla più, infiacchisce e corrompe, anzi che invigorire e purificare. Un virtuoso coraggio è ben maggior cosa d'ogni qualunque grazia; la purità dei costumi vale assai più dell'eleganza dei modi; e la mondezza del corpo, dell' intelletto, e del cuore, è preferibile di molto ad ogni eccellenza nelle arti belle.
Or dunque, se non si devono trascurare le grazie, abbiasi però sempre presente, che vi è cosa molto più alta e più nobile a cui siamo tenuti di aspirare ; la qual cosa è maggiore del piacere, dell' arte, della ricchezza, della potenza, dell' intelligenza, del genio ; e questa è il candore e l'eccellenza del carattere. Senza una solida, incrollabile base di bontà individuale, nessuna grazia, eleganza e beli' arte potrà mai salvare un popolo, ed elevarlo a più alto grado.