[cap. ix.] l' arcivescovo whately. 255
Anche di Byron alla prima non si sarebbe sospettato che fosse uomo scontroso; eppure lo- era moltissimo. Narra il suo biografo, che una volta, essendo il poeta andato a visitare la signora Pigot in Soutwell, per non trovarsi con altre persone che vide venire, saltò giù da una finestra a terreno, e se la battè per un prato.
Un più recente e più singoiar esempio di ciò, è quello dell' arcivescovo Whately, il quale nella sua giovinezza era eccessivamente scontroso. Quando studiava all' università di Oxford, per la sua bianca giubba di rozzo panno, e il bianco cappello, lo avevano soprannominato P Orso bianco ; e i suoi modi, come asseriva egli stesso, erano veramente da orso. Per vincere questo difetto, gli fu consigliato di studiarsi d'imitare le maniere delle persone più compite con cui si trovasse; ma nel volere far ciò egli non riusciva che a sempre più impacciarsi; e non ne ebbe alcun buon risultato, perchè intanto non poteva a meno che pensare a sè. piuttosto che ad altrui: mentre il darsi pensiero degli altri più che di sè stesso, è una condizione essenzialissima della politezza.
Vedendo di non poter fare alcun progresso, Whately era proprio disperato ; e infine così seco stesso ragionò : « 0 perchè dovrei io torturarmi tutta la vita, senza costrutto eli sorta? Sopporterei bene tanta noia, se avessi speranza di cavarne utile, ma poiché non è fattibile, non voglio più saperne della medicina, e morrò quale mi trovo, senza altri tormenti. Mi vi provai con tutte le forze ; ma sono convinto che non v' è rimedio, e dovrò vivere e morire goffo come un orso. Non voglio dunque pensarvi più, come se proprio fossi un orso ; e mi rassegnerò a sopportare un malanno che è immutabile. » E d'allora in poi si sforzò di non badar mai alle proprie maniere, e di curarsi il meno possibile delle altrui censure. Così avendo fatto, egli dice: «Ne ebbi miglior risultato che non sperava; im-