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Il carattere

Samuele Smiles (traduzione di P. Rotondi)
G. Barbera Editore Firenze, 1872, pagine 375

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a cura di Federico Adamoli

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   [CAP. IX.] RITROSÌA DI SHAKESPEARE. 253
   devesi inferire eh' era egli pure sommamente scontroso. Il modo con cui i suoi drammi furono pubblicati (giacché s'ignora s'egli stesso se ne facesse editore, o autorizzasse altri a ciò fare, anche per una sola di queste opere), e il tempo in cui ciascun d' essi comparve, sono tutte cose di cui non si ha certezza. Il rappresentare eh' egli faceva nelle proprie opere parti secondarie, ed anche minori, 1' indifferenza che mostrò per la fama, non che 1' apparente sua ripugnanza ad aver nome fra i contemporanei ; l'essersi ritirato da Londra (sede e centro dell' arte drammatica in Inghilterra) non appena ebbe messo insieme quanto gli poteva bastare a vivere senza stento ; e il darsi che fece verso l'età di qua-rant'anni, e per tutto il rimanente della sua vita, a una esistenza oscura in una cittaduzza di una contea centrale; tutto sembra indicare l'indoli ritrosa dell' uomo, e la sua invincibile timidezza.
   È anche probabile che, oltre a questa timidezza (la quale, come in Byron, era forse in lui aumentata dall' esser zoppo), Shakspeare non avesse molto il dono della speranza. È cosa notevole che, mentre il grande poeta drammatico parlò frequentemente nelle varie sue opere d' ogni affetto e d' ogni virtù, rare volte assai vi faccia menzione della speranza; e anche allora quasi sempre in un tuono di sconforto e di sfiducia; come quando dice: «L'infelice non ha altra medicina, nuli' altro che la speranza. » Parecchi suoi sonetti spirano tristezza e disperazione :1 si lamenta d'esser zoppo;5 si scusa della necessità di dover fare l'attore dramma-
   1 « Quando in odio alla fortuna ed agli uomini, io piango solitario sul mio stato infelice, e grido invano al cielo che non mi ascolta, e considero me stesso e impreco al mio destino; e vorrei essere come ehi sa nutrire maggiore speranza, avere l'indole sua, avere amici al pari di lui; e porto invidia o all' arte di questo, o al fine a cui mira quest' altro, e non sono mai pago di ciò che possiedo: e fra questi pensieri, disprezzando quasi me stesso, se mi avviene di pensare a te, ec. » Sonetto XXIX.
   « Cosi io, ridotto per maggior dolore a dover zoppicare ec. » Sonetto XXXVII.
   2 ' E senza forza, per esser costretto a zoppicare ec. » Sonetto LXVI
   « Dimmi zoppo, e mi vedi subito zoppicare. » Sonetto LXXXIX.