232 LEGGEREZZA DEL MALCONTENTO. [CAP. Vili.]
V' hanno taluni che sono dominati da scontentezza, e si direbbe quasi che 1' amano ; così che diventa infine una loro morale infermità. 1/ itterico vede tutto in giallo ; e chi ha mala disposizione crede che ogni cosa sìa mal disposta, e tutto il mondo in disordine. Per costui non vi è che vanità e molestia dello spirito. La bambina rappresentata nel Punch (giornale umoristico inglese) che vedendo la sua fantoccia piena di crusca, dichiara ogni cosa essere illusoria, e vuol chiudersi in un monastero, ha il suo riscontro nella vita reale. Vi sono molti adulti che non ragionano meglio di quella bimba. Di alcuni si potrebbe dire che « si dilettano di avere cattiva salute ; » considerano questo stato quasi come un loro privilegio. Li sentite parlare « del loro mal di testa, del loro mal di reni, « e via dicendo, finche da ultimo queìl' incomodo diventa la loro più gelosa proprietà. Questi tali sperano forse di cattivarsi così una simpatia che molto ambiscono, e senza della quale sembrerebbe loro di avere ben poca importanza a questo mondo.
Bisogna badar bene di non far troppo caso di piccoli incomodi, che potrebbero infine prendere apparenza ai nostri occhi di mali serii. E invero la maggior sorgente d'affanni nel mondo non sono i mali reali, ma gl' immaginarii ; piccole molestie, e frivole afflizioni. Dinanzi a un gran dolore, tutte le inezie scompaiono; ma noi abbiamo troppa tendenza a scaldarci in petto qualche miseria, come una cosa prediletta ; 3a quale anche il più delle volte non è che effetto della nostra immaginazione; e dimentichi dei tanti mezzi di viver contenti che abbiamo sotto alla mano, accarezziamo questa miseria, finché, al pari di una figlia male allevata, ella ci signoreggia. Noi chiudiamo la porta alla gioia, per immergerci nella tristezza ; la quale finisce poi col tingere del suo mesto colore tutta la nostra vita. Così diventiamo brontoloni, cupi, sgarbati ; non sappiamo far altro che lamentarci, giudicare tutto e tutti con acerba