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Il carattere

Samuele Smiles (traduzione di P. Rotondi)
G. Barbera Editore Firenze, 1872, pagine 375

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   [CAP. VII.] PATIMENTI CORPORALI DEL WILSON. 211
   Da fanciullo, benché gracile, era vivace, tutto spirito ; ma non appena entrato nell' adolescenza, la sua salute cominciò a declinare ; e a diciassette anni già sentivasi preso d'ipocondria e d' insonnia, che furono giudicati effetti biliosi. « Non credo d'aver molto a campare (diss' egli in quel tempo ad un amico) : il mio intelletto estenuato di fatica si dovrà spegnere, e il corpo gli terrà dietro ben presto. » Strana confessione per un fanciullo ! Ma non aveva riguardo alcuno della propria salute. La sua vita era tutto lavoro di mente, studio, emulazione; e se faceva qualche poco di esercizio, era a subitanei sbalzi, che gli cagionavano più male che bene; lunghe gite nelle montagne di Scozia che lo stancavano all' eccesso e lo abbattevano, per poi ritornare alle fatiche mentali nè riposato nè rinvigorito.
   In una di queste violente camminate di forse ventiquattro miglia, nei dintorni di Stirling, si offese il piede destro per modo, che ritornò a casa ammalato seriamente, e gliene venne un ascesso, grave infermità al collo del piede, lunghi patimenti; e da ultimo fu necessaria l'amputazione di quel piede. Egli però non allentava mai il suo lavoro, e attendeva a scrivere, come meglio poteva, a dar lezioni pubbliche, e ad insegnar chimica. Dopo di che fu assalito da reumatismo e acuta infiammazione ad un occhio ; per cui si dovette medicare con ventose, vescicanti e colchico. Inabile a scrivere, dettava le sue lezioni alla sorella. Era tormentato giorno e notte, e doveva prender la morfina per conciliarsi un poco di sonno ; e mentre era in questo stato di prostrazione generale, cominciò ad aver anche sintomi di polmonite. Ma non desisteva perciò dal dare le lezioni settimanali, a cui s'era obbligato, alla scuola d'Arti di Edimborgo: non ne intralasciò una sola, sebbene il darle alla grande udienza che soleva avere, fosse fatica non piccola. « Ecco un altro chiodo piantato nel mio cataletto, « soleva dire quando ritornava a casa e si svestiva ; e quasi sempre passava la notte di poi senza sonno.