[CAP. VII.] LA FRANCIA E IL DOVERE.
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ma gridò sempre al deserto. Fu tale il De Tocqueville; ma come tutti gli uomini del suo stampo, si vide proscritto, imprigionato ed espulso dalla vita pubblica. Scrivendo egli una volta all' amico Kergorlay, gli diceva : « Io sento al pari di voi ogni giorno più quanta dolcezza arrechi l'adempimento del dovere ; e credo che non ve ne sia altra così profonda e così vera. Non vi è al mondo che un grande scopo degno d' ogni nostro sforzo, e questo è il bene dell' uman genere.1 »
Quantunque dal regno di Luigi XIV in poi la Francia sia stata lo spirito irrequieto dell' Europa, ella produsse nulladimeno di quando in quando uomini onesti e animati di vera fede, che alzarono la voce contro le turbolente tendenze guerriere della nazione, e non solo predicarono, ma fecer di tutto anche per mettere in atto un vangelo di pace. L' Abate di Saint-Pierre fu de'più coraggiosi di costoro. Egli ebbe l'audacia perfino di biasimare le guerre di Luigi XIV, e di contestare a questo monarca il titolo di Grande; per cui venne punito, ed espulso dall' Accademia. Questo Abate fu caldo promotore di un sistema di pace internazionale, quanto può esserlo il più zelante membro della moderna società degli Amici. Come Giuseppe Sturge, andò a Pietroburgo per convertire alle sue idee l'imperatore di Russia, così egli andò ad Utrecht per convertire la Conferenza che vi sedeva, al suo disegno di una Dieta che dovesse assicurare in perpetuo la
! Eppure anche l'indole benevola di De Tocqueville era vinta spesso dall' intolleranza. Nella lettera medesima, in cui si legge il passo da noi citato qui sopra, egli dice : « Alcuni procacciano dì esser utili ai loro simili, mentre pure non li hanno in alcuna stima, ed altri lo fanno per amore. Ne1 servizi resi dai primi v' è sempre qualche cosa d'incompleto, di mal fatto, e da cui traspare disprezzo, così che non ispira ne confidenza né gratitudine. Io vorrei pur essere dei secondi, ma spesse volte non mi vien fatto. In generale io amo gli uomini, ma sempre mi trovo innanzi qualche individuo la cui viltà mi fa stomaco ; così che devo stare in guardia continuamente per non lasciarmi indurre a disprezzarli tutti. » — Memoirs and Bemains of De Tocqueville (Memorie e Reliquie di De Tocqueville), voi. I, pag. 313 (Lettera a Kergorìay, 13 novembre 1833).