196 SENTIMENTO DEL DOVERE DI WASHINGTON. [CAP. VII.]
esitò ad accettarlo, finché non gli fu risolutamente imposto. Nel ringraziare il Congresso dell' onore che gli aveva fatto, scegliendolo a un incarico di tanta fiducia, che dal modo di eseguirlo dipendeva in molta parte la sorte futura del suo paese, egli così si espresse : « Vi prego di rammentarvi, se mai avvenisse qualche infelice caso, per cui la mia fama ne avesse a soffrire, che io oggi dichiaro, colia massima sincerità, di reputarmi da meno del comando di cui mi si vuole onorare. »
E nella lettera con cui alla moglie dava notizia di questa sua nomina a Generale in capo, scriveva: « Io ho fatto di tutto per sotti-armene, non solo perchè mi pesa staccarmi da te e dalla famiglia, ma ben anche per essere io convinto che l'incarico supera la mia capacità; e che io avrei a casa mia, con te, in un mese, goduto maggiore e più vera felicità, di quanta possa mai aspettarmene fuori, quand' anche la mia assenza avesse a durare sette volte sette anni. Ma siccome questo servizio mi fu imposto per una specie di fatalità, così devo sperare che l'averlo io assunto corrisponda a qualche buon evento che ci sia preparato. Non mi era assolutamente concesso di rifiutare questo grado, senza espormi a censure che sarebbero state disonorevoli a me, e penose a' miei amici. Il che di certo non poteva nè doveva piacere a te, e avrebbe assai scemata quella stima che io voglio poter fare di me stesso.1 )i
Washington proseguì per tutta la vita il retto suo corso, dapprima come Generale in capo, e in seguito come Presidente, non esitando mai sulla via del dovere. Non soleva darsi pensiero della popolarità, ma tenne fermo sempre a' suoi propositi, comunque di lui si giudicasse, spesso anche a rischio di scemare di potere e di autorità. Disputandosi una volta della ratificazione di un trattato, che Jay aveva preparato colla Gran Bret-
1 Life of Washington, pag. 141-2.