[CAP. VII.] COSCIENZA E VOLONTÀ. 191
torno, e ci lascia da ultimo in mezzo a ruine, stupefatti della nostra stessa desolazione. »
Il dovere ha sua base in un senso di giustizia ispirata dall' amore ; e questa è la forma più bella della bontà. Il dovere non è un sentimento, ma un principio che invade tutta la vita, e si manifesta nella condotta e nelle opere nostre, che sono determinate principalmente dalla coscienza e dalla libera volontà.
La voce della coscienza si esprime coli' adempimento del dovere; e s'ella non esercita l'autorità sua regolatrice e moderatrice, anche il più splendido e più alto intelletto, non può esser altro che un lume insidioso da farci traviare. La coscienza tien diritto l'uomo, e la volontà lo sorregge. La coscienza governa moralmente il cuore, e la rettitudine degli atti, dei pensieri, della fede, della vita ; e un nobile ed integro carattere non può svolgersi, in tutta la sua pienezza, che pel dominio della di le: autorità.
Nulladimeno per quanto la coscienza parli alto, ella parlerà sempre invano ove non sia assecondata da energico volere. Può la volontà liberamente scegliere fra la buona e la cattiva strada; ma la scelta non conta, se non le tien dietro una immediata e decisiva azione. Ove il senso del dovere sia profondo, ed evidente il corso da seguirsi operando, un forte volere, sostenuto dalla coscienza, può far sì che l'uomo corra la sua via senza timore, e sappia pervenire al suo scopo, malgrado ogni opposizione e difficoltà. Che se poi anche da ultimo-non avesse a poter fare quanto s' era immaginato, proverà sempre almeno la soddisfazione di averlo tentato per amore del dovere.
« 0 giovane, sii povero » dice Heinzellman, « e tale continua ad essere, finché ti vedi intorno gente che arricchisce per frode e slealtà ; non ambir cariche, non poteri, finché v' ha chi ne acquista vilmente ; sopporta che le tue speranze vadano deluse, finché altri compie le sue a prezzo di adulazioni; evita quella amichevole