[CAP. fì.] IL VIVERE ONESTO. 181
anche schiavi di altri che hanno la stessa loro fragilità. Ciò che costoro fanno, lo fanno essi pure ; e si credono obbligati a vivere secondo gli usi dei più favoriti delia-loro classe, a spendere come gli altri, senza pensare alle conseguenze ; mentre tutti forse vogliono menar vita più sfarzosa di quello che possono. L'uno tira dietro l'altro, e nessuno ha il coraggio morale di arrestarsi. Non sanno resistere alla tentazione di vivere con lusso, quand'anche debba essere all'altrui spese ; e vanno gradatamente perdendo la vergogna d'immergersi nei debiti, finché da ultimo minano affatto. E questo avviene per grande codardia morale, per pusillanimità, e per difetto di salda indipendenza di carattere.
L'uomo d'intendimenti retti sdegna di voler sembrare ciò che non è, di darsi a vedere più ricco che non sia, di vivere più lautamente che i suoi mezzi non gli consentano. Egli sa e vuole star nei limiti di questi mezzi, e non campare disonestamente a spese altrui; imperciocché colui che contrae debiti per non saper vivere colle sue entrate, è disonesto in ispirito quanto chi nella strada vi ruba la borsa.
Ad alcuni, per avventura, sembrerà questa un' esagerazione ; ma non è nè più nè meno che la pura verità. Il vivere alle altrui spese non è solo cosa disonesta, ma è anche un operar falso, come la menzogna è un falso parlare. L' esperienza giustifica pienissimamente il dettato di Giorgio Herbert, che « i debitori sono bugiardi. » Dice Shaftesbuiy. non rammento più in quale scritto, che P ambir troppo d' avere ciò che non abbiamo, e di essere ciò che non siamo, è la radice di tutta l'immoralità.1 Non merita alcuna fede il detto, d' altronde assai pericoloso, di Mirabeau, che La petite morale ciati Ven-
! Il cappellano delle prigioni di Horsemongerlane, nella sua relazione annuale ai giudici di Surrey, così si espresse sulle cause della disonestà, da lui con ogni studio indagate: « Da quanto intorno al delitto del furto mi dimostrò l'esperienza, fondata sopra uno studio attento del carattere di nn grande e vario numero di delinquenti, io concludo che l'abituale disonestà non deriva dall' ignoranza, nè dal-