180 LA TIRANNIA DEGLI APPETITI. [CAP. VI.]
Burns non fu solo, pur troppo, a così precipitare ; imperciocché eli tutti i vizi, il bevere smodato era allora, ed è pur oggi, il più prevalente, il più popolare, quello che deturpa e fa tante vittime.
Se fosse possibile 1' esistenza di un tiranno che volesse dai sudditi un terzo ed anche più del loro guadagno, e nel tempo medesimo li obbligasse a far uso di una sostanza che li riducesse allo stato eli bruti, spegnesse nelle famiglie ogni pace e contento, e deponesse negli infelici costretti ad usarne ì germi d' ogni più trista infermità e di morte precoce ; quante adunanze di cittadini, quali dimostrazioni del pubblico sdegno gli si provocherebbero contro ! Quanti eloquenti discorsi e quante apostrofi allo spirito della libertà ! quante proposte di resistenza a un dispotismo così mostruoso e snaturato ! Eppure un tiranno di questa fatta esiste effettivamente in mezzo a noi, ed è il tiranno de' sfrenati appetiti, a cui non valgono ad oppor resistenza nè la forza, nè la parola, nè dimostrazioni pubbliche, mentre poi gli uomini gli si fanno volontariamente schiavi.
La forza di questo tiranno non può essere vinta che da mezzi morali, dal saper disciplinare i moti del nostro animo, e dal rispetto e dal governo di noi stessi. Non v' è altro modo di reprimere il dispotismo degli appetiti, sotto qualunque forma esso si mostri. Non valgono nè riforme d'istituzioni, nè più esteso diritto di suffragio. nè miglior governo, nè un maggior numero di scuole, a redimere il carattere di un popolo che volontariamente si dà in preda alle sensualità. Gli ignobili piaceri sono contrari alla vera felicità, spengono la morale, abbattono l'energia, e nuocciono al vigore della mente come alla robustezza degli individui e delle nazioni.
Il coraggio di saper governare le proprie inclinazioni si mostra in vari modi, ma principalmente nel vivere onesto. Coloro che non sanno negarsi nulla, non solo sono in balìa dei loro desiderii egoistici, ma sogliono essere