[CAP. VI.] MODERAZIONE NEL PARLARE. 173
Ci accadde bene di udire uomini di grande esperienza dolersi di aver parlato, ma non mai di aver taciuto. « Sta' in silenzio, diceva Pitagora, o sappi dir cosa che valga più del silenzio. » — « Parla convenientemente, dice Giorgio Herbert, o taci saviamente. » San Francesco di Sales, detto da Leigh Hunt « il santo gentiluomo, » asserì « esser meglio tacere che dire il vero ruvidamente, e così guastare una eccellente vivanda collo spargervi sopra una cattiva salsa. » Un altro francese, Lacordaire, così loda prima il parlare, poi il tacere: « Dopo il saper parlare, egli dice, il silenzio è la più gran potenza del mondo. » Infatti una parola detta a tempo e luogo, quanta forza può avere! E un antico proverbio celtico, dice : « Nella bocca dell' uomo fortunato v' è una lingua d' oro. »
Ricordasi di De Leon, lodato poeta spagnuolo del secolo decimosesto, come un insigne tratto della sua moderazione, eh' essendo egli stato chiuso per anni nelle tetre carceri deli' Inquisizione, senza luce nè compagnia alcuna, per aver tradotto parte della Bibbia nella propria lingua; quando riebbe la libertà e la sua cattedra, un' immensa folla accorse ad udirne la prima lezione, aspettandosi che qualche cosa dicesse della lunga prigionia patita; ma egli era troppo assennato e di animo mansueto per trascorrere a recriminazioni. Non fece dunque che riassumere la lezione, stata così duramente interrotta cinque anni prima, colla forinola consueta Ileri dtcebamus, e senz'altro entrò in materia.
V hanno però, naturalmente, anche tempi ed occasioni, in cui 1' esprimere la propria indignazione è non solo giustificabile, ma doveroso. Dobbiamo sdegnarci della falsità, dell' egoismo, della crudeltà. Chi ha buoni sentimenti s'infiamma al vedere bassezze o viltà di qualunque specie, anche quando non gli corra debito alcuno di parlare. « Io non vorrei aver relazione con uno che per nulla al mondo sapesse muoversi a