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Il carattere

Samuele Smiles (traduzione di P. Rotondi)
G. Barbera Editore Firenze, 1872, pagine 375

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a cura di Federico Adamoli

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   164 la virtù della pazienza. [cap. vi.]
   e nell' altra dipende non poco da quel saper moderare il temperamento e disciplinare la volontà, per cui l'uomo saggio impera non solo sopra di sè, ma anclie sopra gli altri. La tolleranza e il governo di sè spianano la strada della vita, e fanno accessibili molte vie, le quali diversamente resterebbero chiuse. Il che si ottiene pure col rispettare sè stessi; imperciocché gli uomini di consueto portano all' altrui personalità quel rispetto che alla propria.
   Nella politica avviene il medesimo che negli affari. In questa il buon successo non è tanto dovuto all'abilità quanto all' indole, non tanto al genio quanto al carattere. Chi non sa contenersi, s'impazienta facilmente, manca di prudenza, e non può nè governare sè stesso nè dirigere gli altri Disputandosi in una conversazione, alla presenza di Pitt, quale fosse la qualità più necessaria ad un primo ministro, ed uno dicendo l'eloquenza, un altro la dottrina, e un terzo il saper reggere al lavoro: « No, disse Pitt, è la pazienza! » E pazienza significa governo di sè stesso, una dote di cui egli andava superbo. L'amico suo Giorgio Rose ha detto di lui, che mai non gli accadde vederlo andar in collera.1 E quantunque poi la pazienza credasi comunemente una virtù poltrona, Pitt sapeva combinarla colla più straordina-
   ' Il conte Starihope riporta nelle sue Miscellanee il seguente brano ili una lettera di Boyd: «Mi ricordo di ciò che mi disse una Tolta il signor Cristmas, il quale ebbe per vari anni un posto ufficiale d'importanza nella Banca d'Inghilterra. Egli era stato, io credo, nella sua giovinezza, impiegato nel Ministero delle Finanze, o in altro ufficio governativo,. e fu per alcun tempo scrivano di confidenza, o provvisorio segretario privato di Pitt. Cristmas era uno degli uomini più garbati eh' io mai conoscessi; e per l'ufficio che aveva, trovavasi di frequente esposto ad essere interrotto, e pure non lo vidi mai alterarsi menomamente. Un giorno lo trovai occupato più del solito, avendo da preparare una massa di relazioni, ma pur sempre di quel suo umore equanime; ond'io non seppi resistere all' opportunità li chiedergliene il segreto II vecchio gentiluomo rispose: — Ve lo dirò volentieri, signor Boyd. Me lo ha insegnato Pitt, ed è questo: Che non dovessi perder mai pazienza, se in era possibile, in ogni tempo, ma sopratutto nelle ore di ufficio. Le mie faccende qui (nella Banca d'Inghilterra) cominciano alle nove e terminano alle tre; così che, seguendo l'avviso dell'illustre politico, io non jperdo mai pazienza durante queste ore.