[CAP. V.]
CODARDIA MORALE.
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e non potè far di meno che deprimere ed avvilire il carattere degli uomini pubblici. Le coscienze divennero più elastiche. Ora si ha una opinione per la Camera, e un'altra per i comitati elettorali. Si accarezzano in pubblico pregiudizi, che privatamente si hanno in ispre-gio. Sono più subitanee quelle pretese convenzioni, le quali sempre tengono dietro agli interessi di parte ; e sembra che la stessa ipocrisia ora più non discrediti.
Si vede una codardia morale estendersi fra le infime classi, come fra le superiori. L' azione e la reazione si contrabbilanciano. L'ipocrisia e la servilità alle idee del giorno che si manifestano in alto, sono ripetute anche per quelle che si manifestano in basso. Quando uomini di cospicuo grado non hanno il coraggio di seguire la propria opinione, che deve aspettarsi dagli inferiori? Questi non faranno che imitare gli esempi che hanno dinanzi. Essi pure s'infingeranno vilmente, terranno una via obliqua, e prevaricheranno, pronti a dire in un senso e a fare in un altro, nè più nè meno dei superiori. Procura loro soltanto che possano avere un qualche modo da nascondere i propri atti, e allora si sentiranno in libertà!
La popolarità, nel modo con cui oggi si accatta, non aggiunge credito ad un uomo, se pur anche il più delle volte non gliene scema. Dice il proverbio russo : « Chi ha inflessibile la spina del dorso, non può salire in onore. » Ma la spina dorsale di colui che va a caccia di popolarità, è di cartilagine : ed egli non prova difficoltà a inchinarsi e piegarsi in ogni senso, pur di destare i plausi della bruzzaglia.
La popolarità che si conquista col far moine alla plebe, col nasconderle il vero, colio scrivere e parlare in modo abietto per piacerle; e, peggio ancora, col fomentare l'odio alle classi sociali più fortunate,1
' Arturo Helps, io uno di que' suoi libri così ricchi di pensieri, pubblicato nel 1845, fece su questo argomento delle osservazioni, che sono pur sempre opportune. Egli dice: « È doloroso vedere la letteratura fatta