130 MARTIRI DELLA FEDE. [CAP. V.]
contenti di perdere la vita, piuttosto che mancar di fede a quello che nella loro coscienza credevano sinceramente essere il vero.
Uomini di questa tempra, mossi da un alto senso del dovere, hanno sempre in passato fatto mostra di ciò che sia il carattere nel suo più eroico aspetto, e continuano pur sempre ad offrirci qualcuno de'più nobili spettacoli che possano essere contemplati nella storia. Donne delicate e gentili, per questa causa mostraronsi, non meno degli uomini, capaci del più indomabile coraggio. Tale fu, a cagion d'esempio, Anna Askew, la quale tenuta al tormento finché le sue ossa disloga-1 ronsi, non mandò grido, non mosse muscolo, ma guardava con calma in faccia a' suoi tormentatori, senza nè confessare, nè ritrattarsi; e furono tali anche la La-timer e la Ridley, le quali invece di gemere del loro crudele destino, e di battersi il petto, andarono a morte colla giocondità di spose che vanno all' altare, esortandosi l'una F altra a star di buon animo, giacché (dicevano) « colla grazia di Dio, noi accenderemo oggi in Inghilterra una tale fiaccola, che non potrà mai più essere spenta. » Fu tale pur anche Maria Dyer, la quacquera appiccata dai Puritani della Nuova Inghilterra per aver predicato al popolo ; che salì al patìbolo con passo intrepido,e dopo aver parlato con calma ai circostanti, si abbandonò rassegnata fra le mani dei carnefici, e morì in pace e in gioia.
Non fu meno coraggiosa la condotta del buon Tomaso More, il quale andò al patibolo senza mostrar riluttanza. e vi morì con serena fronte, anzi che mancare alla sua coscienza. Quando More all' ultimo si determinò a non recedere da' suoi principi!, si sentì dentro come se avesse riportata una vittoria, e disse al suo genero Roper : « Figliol mio, ringrazio nostro Signore, che il campo è vinto ! » Il Duca di Norfolk gli parlò del pericolo a cui si esponeva, dicendogli : « Per la messa, mastro More, è pericoloso contrastare ai principi ; la loro collera arreca