126 MARTIRI DELLA SCIENZA. [CAP. V.]
mento non si conformava ai pregiudizi e allo spirito di parte di quel tempo. Gli fu dato carico dagli accusatori di corrompere la gioventù ateniese, coli' incitarla allo sprezzo delle divinità tutelari dello Stato. Ed egli ebbe il coraggio morale di sfidare non solamente la tirannia dei giudici che lo condannavano, ma sì anche della plebe che non sapeva intenderlo. Morì parlando della immortalità dell' anima ; e le parole estreme che disse ai giudici, furono : « È tempo oramai che ci separiamo, io per andar a morire, voi per vivere ; ma chi di noi abbia la miglior sorte è ignoto a tutti, fuorché a Dio. » Quanti grandi uomini e filosofi furono perseguitati in nome della religione ! Bruno fu arso vivo in Roma, per aver messo a nudo la falsità della filosofia eh' era in voga al suo tempo. Quando i giudici dell' Inquisizione 1' ebbero condannato a morire, Bruno disse con alterezza : « Temete più voi nel pronunciare la mia sentenza, che non io nelP udirla. »
A lui succedette Galileo, il quale spiegò forse un carattere più grande come martire che come scienziato. Denunziato dal pulpito, per la dottrina che diffondeva intorno al moto della terra, egli fu chiamato a Roma, in età di settant' anni, per render conto della sua eterodossia ; e imprigionato dall' Inquisizione, seppure non fu anche messo alla tortura. Nè si cessò di perseguitarlo neppure dopo morte, avendo il Papa vietato che gli si desse sepoltura.
Ruggiero Bacone, frate francescano, ebbe a patire persecuzione per i suoi studi di fisica, e fu accusato di magìa per le indagini che faceva nella chimica I suoi scritti furono condannati, ed egli chiuso in carcere, vi giacque dieci anni, durante la vita di quattro successivi pontefici. Dicesi anzi che vi morisse,
Ockham, il più antico filosofo speculativo dell'Inghilterra, fu scomunicato dal Papa, e morì in esigilo a Monaco, ove era protetto dall' amicizia dell' imperatore di Germania allora regnante.