[CAP. IT.] NAPOLEONE E GLI SCIENZIATI. 117
Lo storico Niebulir si segnalò per la sua energia e capacità come uomo ci' affari. Essendo segretario e computista del consolato africano, al quale era stato addetto dal governo danese, vi si mostrò talmente abile che fu poi scelto come uno de' commissari! per le finanze nazionali; e abbandonò in seguito quest'ufficio, per far parte della direzione di una banca di Berlino. E in mezzo a tutte queste faccende, egli trovò tempo di studiare la storia romana, d'imparare 1' arabo, il russo, ed altri idiomi slavi, e di salire a quella grande rinomanza come autore, per la quale ora è principalmente ricordato.
Sapendosi la stima che Napoleone I aveva per gli scienziati, era da credere eh' e; se ne sarebbe giovato per il suo governo, richiedendoli della loro cooperazione. Se alcune delie scelte da lui fatte non ebbero buon esito, altre l'ebbero interamente. Così a cagion d' esempio, Laplace fu fatto ministro dell' Interno ; ma subito si vide che non era posto per lui. Napoleone parlandone ebbe a dire che «. Laplace non sapeva mai vedere il vero lato eli una questione. Andava sempre in traccia di sottigliezze; tutte le sue idee erano problemi, e portava negli affari lo spirito del calcolo infinitesimale. » Ma Laplace non era atto che allo studio, ed era troppo innanzi cogli anni per sapersi piegare alle faccende della vita pratica.
Ben altro si dimostrò Dani : ma questi aveva già il vantaggio di qualche pratica degli affari, essendo stato intendente dell' esercito in Isvizzera sotto Massena, durante il qual tempo anche si segnalò come autore. Quando Napoleone propose che fosse fatto consigliere di Stato e intendente della Gasa imperiale, Daru esitò ad accettare l'ufficio. « le ho passato la maggior parte della mia vita fra i libri, diss' egli, e non ho avuto tempo d'imparare gli obblighi del cortigiano. » Ma Napoleone gli rispose : « Di cortigiani ne ho intorno quanti ne voglio; e non me ne mancheranno mai. Ma