96 LOKD STANLEY SUL LAVORO. [CAP. IV.]
fare, ed io vi mostrerò quello clie voi siete. Ho parlato dell' amare il proprio lavoro, come del miglior preservativo contro ogni bassa e viziosa tendenza. Ma voglio andare più in là, e dire che è anche il miglior preservativo contro le meschine preoccupazioni, e le noie che emergono da un soverchio amor proprio. È antica la supposizione che l'uomo possa fuggire affanni e travagli riparando in un mondo, per così dire, di sua creazione. L' esperienza fu fatta assai volte, ma sempre col medesimo risultato. Non è concesso di poter evitare i molesti pensieri e la fatica, che sono nel destino dell' umanità.... Coloro che si studiano di sottrarsi alle cure della vita, trovano che queste li perseguitano dovunque. L'indolente può lambiccarsi il cervello per trovar modo di lavorare meno che non gli tocca, ina la natura, proporzionando l'istinto al lavoro, fa sì che anche il poco sia per lui molto e faticoso. Colui che non deve soddisfar altri che sè stesso, presto o tardi scopre, e probabilmente più presto che tardi, che ha un padrone incontentabile ; e 1' eccessiva fiacchezza d'animo la quale rifugge da ogni pensiero ha il suo castigo essa pure ; imperciocché non volendone sapere di gravi interessi, le si fan gravi le più lievi cose ; e il conflitto della mente, che avrebbe potuto almeno esser utile e salutare nelle reali faccende della vita, è spesse volte sostenuto a vuoto per quelle meschine e immaginarie vessazioni, che sogliono prodursi e formicolare nei cervelli disoccupati.' »
Un' utile ecl assidua occupazione è necessaria anche pel nostro godimento stesso, che è pure la considerazione meno importante. Chi non lavora, non può godere del premio del lavoro. « Sodo è il nostro sonno, disse Walter Scott, e lieta la veglia, quando sappiamo occupare il tempo; e un qualche poco eli
s Address to the Students of Glasgow University (Discorso tenuto agli studenti dell' Università di Glasgow) da lord Stanley, quando vi prese il posto di lord Rettore nel 1869.