g6 LA FORZA DELL' IMITAZIONE. [CAP. iii.]
l'esempio clie m' ebbi da' miei fratelli. Tutti i componenti la nostra famiglia avevano fiducia in sè stessi, e vivevano con vera indipendenza ; e per imitazione io feci il medesimo.1 »
È nella natura delle cose che tutto quanto contribuisce a formare il carattere, debba esercitare il suo più forte influsso nel periodo dell'adolescenza. Mano mano che gli anni passano, 1' esempio e l'imitazione diventano costume, e gradatamente si fanno consuetudine; la quale poi ha tanta forza, che prima quasi di essercene accorti, noi le abbiamo già in parte fatta cessione della nostra libertà personale.
Si ricorda di Platone che una volta rimbrottò un fanciullo, per certo giuoco eh' era una sciocchezza. « Tu mi sgridi per cosa da nulla, » disse il fanciullo; e Platone rispose : « ma il costume non è cosa da nulla. » Il cattivo costume, fattosi uso, è tale un tiranno, che a volte gli uomini si attengono ai vizi, mentre pure li maledicono : e ciò perchè si sono fatti schiavi di abiti, ai quali non hanno forza di resistere. Onde Locke disse, che il creare e conservare quel vigor di mente che vale a far fronte all' impero dell'abito, può essere tenuto per uno de'fini principali della morale disciplina.
Quantunque molta parte dell' educazione che dall' esempio riceve il carattere sia spontanea ed inconscia, non devono i giovani essere in tutto seguaci o imitatori passivi di quelli che li avvicinano. La loro condotta propria, assai più che non quella de' compagni, tende a confermare il proposito e formare i principii della lóro vita. Ogni uomo ha in sè una forza di volere e di libera attività, che deliberatamente adoperate, valgono a fargli fare accurata scelta di amici e di socii. È solo per fiacchezza di proposito che giovani e vecchi si fanno schiavi delle proprie inclinazioni, o si abbandonano a servile imitazione.
4 Lettei-s of Sir Charles Bell, pag. 10.