[CAP. II.] L' EMANCIPAZIONE DELLA DONNA. 63
mondo « con tutto 1' arbitrio di un despota,1 » quantunque questo arbitrio del suo governo sia principalmente F amore ; e dover formare il carattere dell' intero genere umano, è senza dubbio molto maggior bisogna di quanto potrebbe mai fare col suo suffragio eleggendo membri al Parlamento, od anche diventando essa medesima legislatrice.
V' è nulladimeno una qualità speciale di lavoro femminile. che richiede la più seria attenzione di ogni sincero riformatore dello stato presente della donna, quantunque fin qui sia stata negletta in modo che non si crederebbe. Intendiamo dire della migliore economia e preparazione degli alimenti ; il cui sciupio, presentemente, per mancanza della più volgare cognizione della cucina, è poco meno che scandaloso. Se deve essere considerato come benefattore de' suoi simili colui che seppe far crescere due manipoli di frumento là dove non ne era mai cresciuto che uno, non dobbiamo tener meno per pubblica benefattrice colei che sa economizzare ed usare nel modo il più acconcio i cibi prodotti dall' abilità e dal lavoro. L'uso meglio inteso anche delle provvigioni che abbiamo presentemente, equivarrebbe ad un immediato accrescersi della terra coltivabile del paese — senza tener conto dell' aumento di salute, di economia e di agiatezza domestica. Se i riformatori dello stato presente della donna volgessero efficacemente la loro energia a questo soltanto, si acquisterebbero la gratitudine di ogni famiglia, e sarebbero posti fra i più grandi e pratici filantropi del mondo.
1 « Per la primitiva e necessaria e assoluta superiorità, la relazione fra madre e fanciullo è molto più completa, sebbene più di rado citata ad esempio, che non quella di padre e Aglio.... Il supposto necessario non meno che assoluto potere del padre sopra i suoi Agli, fu da Roberto Eilmer considerato come il fondamento e 1' origine, e pertanto come la causa giustificante del potere monarchico in ogni stato politico. Ma avrebbe fatto meglio ad assumere come sola forma legittima di governo il dominio assoluto di una donna. » — Deontology, II, 181.