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Il brigante Crocco e la sua autobiografia

Basilide Del Zio
Tipografia G. Grieco| 1903| pagine 113

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   quale ottenne dal Governo il condono della pena e la piena libertà. Con tali mezzi| e con una guida come il Caruso| i briganti non ebbero più pace né sicurezza nelle foreste| giacché il Caruso| per il suo valore come abile tiratore| e per essere stato brigante| sorprendeva i passi e le astuzie dei suoi vecchi compagni| scopriva le relazioni| prevedeva i disegni e piombava su di essi coi bersaglieri ove meno l'avessero creduto. E quando un brigante non cadeva morto| ma invece fosse prigioniero| non veniva tradotto innanzi al tribunale militare| bensì era fucilato e sepolto là ove era preso. Fu in questo tempo che Crocco| vedendosi uccisi quasi tutti i suoi compagni| giorno per giorno| e non credendosi più sicuro nei boschi| e temendo di essere anche tradito| perché sul suo capo era stato fissato il premio di lire 20.000 dal Governo| pensò di salvarsi| lasciando Melfi e la provincia| come vedremo più avanti. «Con questo premio| dice la Commissione d'inchiesta sul brigantaggio| a pag. 120| si ottenne immediatamente l'ottimo risultamento di spargere i semi della diffidenza tra le file degli stessi briganti; il giorno in cui Crocco sapesse che la sua testa ha acquistato un valore| non se la sentirebbe tanto sicura sulla spalle| ed avrebbe ragione di temere dei suoi più fidi».
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