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Il brigante Crocco e la sua autobiografia

Basilide Del Zio
Tipografia G. Grieco| 1903| pagine 113

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   un altro fratello| era a conoscenza di quanto in Melfi si faceva| e costituiva la sua vita una minaccia perenne ed un terrore per gli abitanti.
   E quando nel 1889| in occasione del campo di Melfi| venne per qualche giorno Ottolenghi| già maggiore generale| vedendolo una mattina uscire con un capitano e prendere la via del Vulture| pensai che quest'uomo fu salvo per miracolo dai colpi di un brigante melfitano| il Malacarne| il quale| pel suo mestiere| frequentava il Vulture quotidianamente pria di essere brigante. Ed io accompagnando la sera il generale Campo| che si ritirava nel palazzo| ove era ospitato| gli parlai di Ottolenghi ferito e del brigante Malacarne. E nella dimane| che fu la festa del campo nei locali dell'Istituto tecnico| rivedendo i generali Campo| Queirazza e Bosco di Ruffino e non Ottolenghi| gli domandai dell'assenza di costui| il generale Campo| non col suo solito sorriso| ma preoccupato troppo| mi rispose: «E al Vulture| ma fortunatamente Malacarne è morto».
   Eppure| io credo che Ottolenghi ignorava la patria di quel bandito| la sua ferocia| i suoi ricatti| i suoi assassinii.
   Tutta la stampa| non solo dell'Italia meridionale| ma anche delle altre parti| si preoccupava| ed il giornale di Torino - Il Paese - nel n. CXXXIX| 15 giugno 1864| riceveva una lunga corrispondenza da Barile| riguardante il brigantaggio ed i fatti| in ispecie| di Atella e Sanfele| che io amo riprodurre fra i documenti al n. VII.
   Il generale Pallavicini di tutti questi fatti era preoccupato| ma col fermo proponimento di distruggere il brigantaggio| e con tante truppe alla sua dipendenza| comprese bene che primo suo atto doveva esser quello di tener di mira i manutengoli. E ci riuscì| giacché| allontanati e carcerati questi| e con severa sorveglianza sui proprietari delle masserie| i briganti non ebbero più tregua| ed inseguiti| battuti e sparpagliati| perdettero l'antica astuzia ed audacia| trovandosi di fronte ad un generale che| con energia di comando| colla più assoluta riservatezza| e con rapidità di movimenti in ogni operazione| li seppe sterminare. Egli faceva vestire i suoi bersaglieri a foggia brigantesca| e scelse a guida di costoro l'antico bandito Giuseppe Caruso di Atella| sul
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