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A eros fatica
afflchè l'istrumento sia ben regolato, che girandolo di 180°, l'altra estremità della bolla che ora viene a destra dell'osservatore, affiori anch'essa ad una divisione che porta lo stesso numero. Si perviene in ogni caso a realizzare questa condizione col girare gradatamente la vite V che si è detta.
125. Principio d'Archimede. — Vogliamo ora vedere qual'è la risultante delle pressioni a cui è sottoposto un corpo immerso in un liquido.
Sospendiamo al di sotto di uno de' piattelli di una buona bilancia un solido di forma qualunque, e facciamogli equilibrio mettendo de' pesi su l'altro piattello. Immergiamolo ora nell'acqua di un vaso, e vedremo che l'equilibrio della bilancia è rotto ; essa s'inclina dalla parte opposta a quella del solido; sembra che questo, quando è immerso, pesi meno, poiché a ristabilire l'equilibrio occorre caricare di pesi il piattello che lo porta. Ma il corpo non ha realmente perduto di peso ; l'apparente perdita è dovuta al fatto che, un corpo qualunque immerso in un liquido, si trova premuto in tutti i punti della sua superficie, e la risultante di tali pressioni è una forza verticale (spinta) diretta dal basso all' alto, d'intensità eguale al peso del liquido spostato dal corpo, e passante pel punto che occuperebbe il centro di gravità del corpo immerso, se questo fosse omogeneo, punto che è detto centro di volume. Questa proposizione è il principio di Archimede, e si suol ' verificare nel modo seguente.
Abbiamo qui (fig. 93) due cilindri d'ottone, 1' uno massiccio D, l'altro cavo C, nel cui vano entra esattamente il primo. Questi due cilindri sono sospesi l'uno sotto l'altro ad un piatto della bilancia mediante un piccolo gancio, stando sopra il cilindro cavo; sull'altro piatto sono posti i pesi o la zavorra che riducono all'equilibrio la bilancia.