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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   rino; essendoché è dato a tutti di tirarvi, e a pochi di cogliervi.
   — Allora, soggiunse l'organista, quel motto somiglia all'altro famoso : multi surU vocali, pauci vero lecti. —-Molti sono gli avvocati, e pochi sanno leggere.
   Una risata generale e sbardellata si levò a questo scherzo del signor Filippino; e dopo che tutti ebbero riso a loro voglia, Bartolino conchiuse: SI sì pochi sanno leg... gere, per dieci... e due dodici!
   Il signor Teòtimo (poiché si fu sedato il riso di quella piccola brigata) raccolse alquanto le idee, poi cominciò: Ora non ho bene in memoria quando nascesse Beniamino Franklin, ma dev'essere stato o sul finire del 1705 o nel gennaio del 1706. Suo padre ebbe nome Giuseppe, e Beniamino gli diceva : Babbo, mettimi a scuola. Glielo mise; ma per poco. Però apprese di leggere, scrivere, conteggiare e pensare da sé. Dopo due o tre anni, il genitore che non aveva da spendere, tolse il fanciullo dalla scuola, e se lo prese in bottega a colar candele e ad impastare sapone. Oh! Beniamino se ne doleva, ma assai assai. Pur tuttavia gli conveniva lavorare. Tratto tratto però ripeteva: Babbo, fammi studiare! E il babbo stizzito lo pose a fare il coltellinaio e l'arrotino.
   — Come Leonzio, sdamarono tutti.
   — Ma Leonzio è Leonzio, disse il signor Niccolò ; e Beniamino era Beniamino.
   — Ben detto! soggiunse Biagio. — E Leonzio arricciò il naso.
   *