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— La Giannina impazientivasi: passeggiava agitata su e giù per la stanza cogli occhi scintillanti, gestendo enfaticamente, e mostrando in tutta la persona la foga dell'ideare, l'impeto di formar versi, e di legarli colle rime.
— Per me, disse il cartaio, avrei dato un calcio a tutti gl'impedimenti, seguendo l'impulso della fantasia e del cuore, senza tanto curarsi della bontà della lingua. Alla fin fine erano canti improvvisati.
— Così le diceva ancora un bell'umore, non so ce di Pilo o Longastrino. Ma i versi abborracciati senza ordine e senza garbo non reggono poi alla lettera posata; mentre quelli della Milli sono belli anche letti; ed io ne conservo due volumi stampati, e vi so dire che dilettano assai. Se dunque, com' ella dice, signor Marcellino, la Giannina avesse sprezzate le correzioni del maestro, e dato un calcio alla buona lingua, non sarebbe pervenuta al merito d'essere in capo di lista fra gl'improvvisatori contemporanei.
— Per dieci... e due dodici!
— Ma di quel passo non si poteva più lungamente procedere; e presto venne il momento nel quale il giovane arbusto, già riboccante di succo e di vita, dove a staccarsi dal sostegno a cui era stato fino allora appoggiato, per innalzare all'aure il, verde lusso de' rami suoi rigogliosi. Intendete questo linguaggio?
Ed Isidoro: Abbastanza. Lei ha voluto dire che la Milli non istette sempre appoggiata al Maestro, e che da sè poteva reggersi e ben sostenersi.
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