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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 153 —
   — Ben detto; ma ritorniamo alla Milli.
   — Il grazioso scrittor toscano Giovanni Frassi, dice che il De Martinis si profferse d'istruire la Giannina, purché i genitori della fanciulla si fossero preso cura di condurla da lui regolarmente ogni giorno. La generosa offerta fu accolta per aclamazione ; e da quel dì la strada fra la casa della giovane e quella del maestro non mise più erba.
   — Lo credo anch'io, disse il signor Diodato, e il valentuomo proseguì: La Milli prima di quel tempo (e fu nel 1845) leggeva ogni libro che le veniva nelle mani, tanfera in lei la smania del leggere. Alla scuola dei De Martinis invece di legger molto, lesse bene. Imparò dai poeti l'arte difficile d'immaginare, di significare, di commuovere; dai prosatori l'arte non facile di parlar semplice, di parlar presto, di parlar chiaro ; imparò da tutti quell'orda, quel benedetto ordine, che prima di divenir lucido fa tanto sospirare e sudare.
   — Lucidus ardo, disse il maestro.
   — TJtique, soggiunse l'organista.
   — La Milli dunque imparò questi pregi dai buoni libri e dall'ottimo precettore, del quale parla e si rammenta con sospiro di benedizione. La qual cosa conferma quella sentenza, che meriterebbe venir innalzata alla dignità di proverbio, cioè che il grano e la riconoscenza non allignano che nel buon terreno.
   — Vero, verissimo, sclamò la comitiva, onorando ad un tempo il De Martinis e la Milli.
   *