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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 152 —
   — Oh! certamente, soggiunsero gli altri.
   — Eppure, avendo sortito da natura una voce bene intonata, si mise a cantare.
   — Forse la sua vocazione...
   — Sarà stata quella di cantare. Ma quando ebbe studiato un qualche anno, ella dimandò con cara arroganza al maestro di musica se sarebbe giunta a cantare come la Malibran. Ed avendo ricevuto in risposta che sarebbe quasi impossibile, ehiuse ogni libro di musica, e non istudiò più una nota.
   — Peccato!
   — Peccato no, perchò lasciò l'arte dove sarebbe stata seconda, e s'attenne a quella dov'è prima, cioè nell'arte dell'improvvisare. E sapete mo' chi la vinse nel conflitto fra l'uno e l'altro studio ?
   — Non sapremmo!
   — La vinse la sua mamma, che malgrado lo stadio della musica, a cui la figliuola s'era data, persisteva nell'idea di farne una poetessa; e sapeva divinarla! — Lasciata adunque la musica, l'esimia Giannina si dedicò anima e corpo alla poesia, sotto la direzione (se non isbaglio) d'un professore De Martinis, cui bastò questa allieva privilegiata per costituirgli un nome che mai non morrà.
   — Lo credo anch'io, disse il signor Diodato, che un solo, ma grande allievo, basta alla gloria d'un maestro. E ohi, per vero, ha resa illustre il Gravina? L'insigne Metastasio.
   *