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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 149 —
   Principe di Sàngro facevasi bello delle altrui fatiche, e segnava del ano nome le commedie e i drammi del-l'Avelloni.
   — Indiscreto! sciamò il maestro.
   — Veramente indiscreto! Per ogni commedia e per ogni dramma gli dava otto ducati, cioè trentadue lire italiane: e se il lavoro era applaudito a dismisura, allora v'aggiungeva la strenna d'un prosciutto o di un salame.
   — Yiva il principe salsamentario, gridò Isidoro.
   — Yiva il sa... sa... mentario! ripetè Bartolino.
   — E l'Avelloni (domandò l'organista) fece sempre sonare agli altri la musica sua?
   — Non sempre. Il principe di Sangro mori : ma poi» chè l'Avelloni dovette, per vivere, convertire l'arte in mestiere, delle sue seicento commedie, appena se ne conoscono trenta, fra le quali una intitolata Le Nuvole, è molto bella « pungente, e si può dire un' imitazione d'una greca d'Aristòfane. — Ma il tempo ne sospinge? e verremo a toccar di volo d'altri pochi improvvisatori.
   — A Mantova improvvisava il parrucchiere Antonio Casiglieri; a Lucca l'ebanista Pistrucci ; a Yerona un vetraio, Orlandi; al Yasto l'ispirato Gabriele Rossetti; ad Alfonsino Vincenzo Monti; a Pesaro Giulio Perti-cari; a Napoli la Rosina Taddei; per tutta l'Italia il Gianni e lo Sgricci; a Tèramo un calzolaio ; ma poiché vi ho toccato di Tèramo, per tacervi di tutti gli altri improvvisatori, vi parlerò d'una donna teramana, che vale per tutti, cioè di Giannina Milli.
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