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Principe di Sàngro facevasi bello delle altrui fatiche, e segnava del ano nome le commedie e i drammi del-l'Avelloni.
— Indiscreto! sciamò il maestro.
— Veramente indiscreto! Per ogni commedia e per ogni dramma gli dava otto ducati, cioè trentadue lire italiane: e se il lavoro era applaudito a dismisura, allora v'aggiungeva la strenna d'un prosciutto o di un salame.
— Yiva il principe salsamentario, gridò Isidoro.
— Yiva il sa... sa... mentario! ripetè Bartolino.
— E l'Avelloni (domandò l'organista) fece sempre sonare agli altri la musica sua?
— Non sempre. Il principe di Sangro mori : ma poi» chè l'Avelloni dovette, per vivere, convertire l'arte in mestiere, delle sue seicento commedie, appena se ne conoscono trenta, fra le quali una intitolata Le Nuvole, è molto bella « pungente, e si può dire un' imitazione d'una greca d'Aristòfane. — Ma il tempo ne sospinge? e verremo a toccar di volo d'altri pochi improvvisatori.
— A Mantova improvvisava il parrucchiere Antonio Casiglieri; a Lucca l'ebanista Pistrucci ; a Yerona un vetraio, Orlandi; al Yasto l'ispirato Gabriele Rossetti; ad Alfonsino Vincenzo Monti; a Pesaro Giulio Perti-cari; a Napoli la Rosina Taddei; per tutta l'Italia il Gianni e lo Sgricci; a Tèramo un calzolaio ; ma poiché vi ho toccato di Tèramo, per tacervi di tutti gli altri improvvisatori, vi parlerò d'una donna teramana, che vale per tutti, cioè di Giannina Milli.
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