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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

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a cura di Federico Adamoli

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   — 148 —
   cinto di mirto e di cipresso. Il Metastasio fra i sorrisi e le delizie visse ottantaquattro anni; l'Alfieri fra la bile e il sogghigno non ne visse che cinquantaquattro. Però quale dei due vorreste voi essere?
   — Alfieri, disse il segretario.
   — Metastasio, soggiunse l'organista.
   Gli altri stettero indecisi, e non risposero. H signor Teòtimo non volle più oltre interrogarli, e prosegui : Nel 1754 nacque in Venezia un povero bimfco, che si chiamava Francesco Avelloni. Improvvisava anch'egli, sicché lo dicevano il Poetino. Scriveva prose e versi, e faceva commedie in un soffio. Andò a Napoli da giovinetto, per ischermirsi dalla miseria ; ed incappò nei briganti. Cantò alla meglio, e fu lasciato in libertà. Così l'Ariosto col poema dell'Orbando si liberò dai malandrini della Garfagnana; Salvator Rosa con disegni da quelli di Monte Gauro; e l'Avelloni con canzonette da quelli di Vico Equense. Vedete dunque ohe il saper qualche cosa giova a qualche cosa.
   — Ben detto.
   — L'Avelloni adunque si sciolse dai briganti; ma giunto in Napoli, inciampò nella protezione del duca di Sangro, che lo fece schiavo peggio assai dei masnadieri.
   — Non mi capacita codesto confronto; perciò la mi scusi, vorrei me lo provasse.
   — Ciò è facile. I malandrini di Vico Equense lasciavano al Poetino tutto intero il suo merito, mentre