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— Pagano? domandò l'organista.
— No, cristiano, cattolico, apostolico, perchè nacqne a Roma e morì a Vienna. Egli si chiamava da bambino Pietro1 Trapassi, ed era povero assai, e campava la vita guidando per le vie il nonno che era cieco , cantando strofette, e improvvisando versi con bel garbo: sicché nel 1706 (avendo egli otto anni) era già conosciuto per Roma ed ammirato.
— Otto anni? disse Isidoro.
— Sì, otto anni. In quel tempo era in Roma un dotto grecista napolitano, un certo Gian Vincenzo Gravina, che scrisse un libro sulla Bagion poetica, e zoppicava un poco all'atto pratico della poesia. Quest'erudito grecista facevasi radere la barba, e intanto batteva i piedi per impazienza, ed il barbiere correva pericolo di scorticarlo.
— Ma che ha? domandavagli il barbitonsore.
— Ho un sonetto ^cominciato che non posso finire.
— È poi sì difficile un sonetto?
— Per me è difficile. — Hai terminato ?
— A momenti!'Ma stia fermo; altrimenti taglieremo la pelle.
— Hai terminato sì o no?
— Com'ella vuole. Faremo meglio un'altra volta.
— 0 beati sonetti, come siete difficili!
— C'è un fanciulletto in piazza Vallicella, che ne farebbe dieci all'ora.
— Mi vuoi cuculiare ?
S. Mozzi. 10
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