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toso; guardò allo schiavo, che teneva il capo chino, ed esclamò: Tu sei poeta, tu sei nato poeta!... — E trattosi dalle spalle la clàmide, cioè il mantello, lo ravvolse attorno alla persona dello schiavo, e disse solennemente: Tu sei libero; tu meriti stima ed onore. Da ora innanzi starai meco, e t'avrò in protezione.
— Oh oh! disse a mezza voce la comitiva che ascoltava il signor Teòtimo. — E questi prosegui : In quella pergamena erano scritte le prime scene àelV Anfitrione ; e quel giovane schiavo era Plauto*
— Plauto ? sclamò il maestro.
— Sì Plauto, il primo poeta comico della gente romana; autore di commedie che sono meraviglie, vere meraviglie anche oggidì, e che furono tradotte in tutte le lingue vive d'Europa, ed imitate o volgarizzate dal Firenzuola, dal Coilenuccio, e da altri ed altri valenti uomini italiani.
— Ed era uno schiavo? domandò il cartaio.
— Uno schiavo, ripetè il narratore ; cosicché convien conchiudere che in tutte le più ungili ed abbiette condizioni nacquero uomini che seppero venire in eccellenza, ed essere onorati e venerati dal mondo intero.
— Coraggio dunque, coraggio!
— Sì, coraggio, coraggio, gridò l'intera comitiva, battendo le mani in onore di Plauto e del signor Teòtimo.
Questi ringraziò gli amici, fece una breve pausa ; indi proseguì: Non voglio muovermi da Roma, e parlerovvi d'un altro poeta estemporaneo. *
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