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modo che incominciò a radunarsi gente dinanzi alla
— Lavora, miserabile, ripigliò Quintiliano. Prendi cotesto sacco di grano, e màcina. Cosi dicendo scuote un sacco che stava ritto presso la parete, e vede cader a terra un rotolo di pergamena che v'era di dietro nascosto.
— Che è questo ? grida il panattiere. Chi l'ha scritto?
— Io!... risponde il ragazzo tremando.
— Ah! scrivi? Tu sai scrivere, rompicollo? Alle fiamme questi scartafacci; alle fiamme!
— No, vi prego, no! Piuttosto bastonatemi, cacciatemi sulla via, ma lasciatemi quegli scritti.
— Ya, va! e scagliò le pergamene fuori dell'uscio!
— Per dieci... e due dodici!
— Il ragazzo corse a raccoglierle, e partiva singhiozzando, col suo caro fascicolo sotto il braccio; quando Catone il censore (un austero e rispettabile Romano) che passava di là : Fermati, disse allo schiavo, e dimmi netto che t'è avvenuto.
Il ragazzo narrò in breve la cosa con mirabile chiarezza, e dissegli come quelle meschine pergamene gli erano care come la vita.
— Mòstrale, disse Catone... e il ragazzo gliele porse. Il gran romano aveva seco alcuni clienti, i quali gli si strinsero attorno; e tutti insieme presero a leggere quegli scritti. Catone diè un passo indietro per maraviglia; guardò al popolo che gli stava innanzi rispet-
bottega,