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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 141 —
   E poiché domenica s'ha pur a dire qualche cosa, parlerò d'improvvisatori e di poeti nati veramente dal popolo.
   — Ma dice davvero?
   — Sì, senza dubbio, e domenica non parlerò che di questa classe d'Italiani. — Intanto, se mi permettono, ritorno in fiera, dove ho qualche faccenda da spedire. E così fu sciolto quel crocchio, e ognuno andò per i fatti suoi.
   Alla domenica l'aia campestre del. signor Teòtimo era zeppa d'ascoltatori: ed egli seduto nel rialto sotto il solito olmo, incominciò:
   — Questa volta vado indietro mille e novecento anni abbondanti.
   — Oh oh !
   » Siamo a Roma, un buon secolo prima dell' èra volgare.
   — Pagani, pagani! sclamò l'organista.
   — Anche i pagani ebbero i loro improvvisatori. — Ma prima d'andare innanzi, ritornerò un passo indietro.
   Sul giogo apennino, alle fonti del Savio, nel triplice contine di Toscana, Romagna e Montefeltro, siede la piccola città di Sàrsina, un tempo all'estremo lembo delle terre degli Umbri, ora all'estremo lembo della provincia di Forlì. In essa città nacque dunque il protagonista del mio racconto.
   — Protagonista?
   — Sì, e vuol dire il personaggio principale di un
   *