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un colascione, c improvvisava versi a questo e a quello con molta facilità. — Yedeva un fattore? Ed egli declamava :
Genti, facciamo onore A messer lo fattore, Ś tondo e rubicondo Che gran piacer ne dà.
Turututela, turututà.
Yedeva una bella giovane? ed egli diceva: La giovinetta è simile alla rosa Che aneor tra Verbe ed i virgulti ascosa, Primeggia di fragranza e di beltà.
Turututela, turututà.
Poi volto all'oste, esclamava:
Come il porto di Livorno La tua casa è diventata, Sia di notte oppuWdi giorno Gente arriva e gente va.
Turututela, turututà.
Coś quel facile verseggiatore aveva pania e vischio per tutti gli uccelli, e sapeva incantare le genti e provvedere a sè ed al fratello pagliaccio.
Marcellino e Bartolino, che stettero buona pezza ad udirlo, dissero unanimi: Yogliamo un po' vedere se il signor Tẹtimo sa narrarci le storie di qualche improvvisatore popolare, che siasi levato in onore.
— Maramèo, disse Leonzio che s'era con loro accompagnato.
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