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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   farlo conoscere: e, conosciuto, fu temuto e inchinato; e inchinato, fu colmato di commissioni e d'oro.
   — Già la roba chiama la roba, osservò il maestro..
   — E questo è vero. — Intanto nel 1647 scoppiava in Napoli una sanguinosa rivoluzione.
   — Oh!
   — Masaniello, giovane e ardito pescatore, chiamava Napoli a libertà contro la tirannia spagnuola ; e il nostro Rosa entrò con i più baldanzosi nella Compagnia della Morte, amica della patria, sprezzante d'ogni pericolo. Furono seco non pochi pittori suoi amici, fra i quali Àniello Falcóne, e Carlo Coppola. Volta in basso la fortuna dei rivoltosi, Salvatore andò a Roma, e prese a dipingere fatti storici, tinti di mestizia, di terrore, di bile. Visse 57 anni; nobilmente sdegnoso, vivace, collerico, originale, ma buono e generoso. Egli fu di quegli uomini eletti, di que' grandi maestri, che non trattarono l'arte per l'arte, ma che ad un tempo erano artisti e sommi cittadini.
   ^ Osservati gli appunti che aveva innanzi, il signor Teòtimo proseguì. Una parola intorno al meccanico Bartolomeo Ferracina da, Bassano nel Vicentinov Nato poverissimo, in età di nove anni faceva il legnaiuolo, e segava cerri ed abeti per campar la vita, e sostenere la meschina famiglinola, poiché non aveva più il padre. Ma quel mestiere faticoso gli venne in uggia, e pensò fra sé di sostituire l'ingegno alle braccia. Inventò pertanto una sega a vento, e bigonci da vino senza cerchi^