Stai consultando: 'Figli del popolo venuti in onore Operetta storico-morale', Salvatore Muzi

   

Pagina (129/218)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (129/218)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   — 129 —
   però che que' paesi si vorrebbero incivilire, oggi la vita del brigante è vita d'orrore e d'abbominazione : nè solamente si detestano i briganti,, ma chi li sostiene e li alimenta; imperocché oggi soltanto si vede tatto tatto l'obbrobrio d'una siffatta condizione. —
   A queste parole si levò fra l'adunanza un fremito di orrore ; ed il signor Teòtimo prosegui : — Lasciando dunque questa serpe fatale, questo dimonio del brigantaggio che contamina da lungo tempo il paradiso d'Italia; sappiate che il più feroce di quei masnadieri, afferrò per un braccio Salvator Rosa, e trascinollo (bendati gli occhi) a una lontana caverna. Quivi il pittore trovò brutti ceffi, aspri d'armi e di parole : e vide ad un gran fuoco una vecchia ringhiosa.
   — Una strega?
   — Chiamatela come volete. Era la massaia di quella bestiale masnada, « Oh! ben capitato, disse colei. Ecco il mio guattero! »
   — Oh!!
   — Infatti il povero Salvatore dovette per forza tagliare le legna, attizzare il fuoco, schiumare le pentole, lavar le caldaie, spazzar la caverna.
   —#E la pittura? dimandò il segretario.
   — Oh la pittura fu la salvezza di lui! Il capo-brigante veduto che il giovane aveva utensili da pittore, gli fece ritrarre i più strani luoghi di que' monti selvaggi, e volle che li popolasse di figure, di cafoni e di briganti.
   — E ehi sono i caffoni? domandò Leonzio.
   8. Muzzr. 9
   *