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però che que' paesi si vorrebbero incivilire, oggi la vita del brigante è vita d'orrore e d'abbominazione : nè solamente si detestano i briganti,, ma chi li sostiene e li alimenta; imperocché oggi soltanto si vede tatto tatto l'obbrobrio d'una siffatta condizione. —
A queste parole si levò fra l'adunanza un fremito di orrore ; ed il signor Teòtimo prosegui : — Lasciando dunque questa serpe fatale, questo dimonio del brigantaggio che contamina da lungo tempo il paradiso d'Italia; sappiate che il più feroce di quei masnadieri, afferrò per un braccio Salvator Rosa, e trascinollo (bendati gli occhi) a una lontana caverna. Quivi il pittore trovò brutti ceffi, aspri d'armi e di parole : e vide ad un gran fuoco una vecchia ringhiosa.
— Una strega?
— Chiamatela come volete. Era la massaia di quella bestiale masnada, « Oh! ben capitato, disse colei. Ecco il mio guattero! »
— Oh!!
— Infatti il povero Salvatore dovette per forza tagliare le legna, attizzare il fuoco, schiumare le pentole, lavar le caldaie, spazzar la caverna.
—#E la pittura? dimandò il segretario.
— Oh la pittura fu la salvezza di lui! Il capo-brigante veduto che il giovane aveva utensili da pittore, gli fece ritrarre i più strani luoghi di que' monti selvaggi, e volle che li popolasse di figure, di cafoni e di briganti.
— E ehi sono i caffoni? domandò Leonzio.
8. Muzzr. 9
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