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rassegnò e stette inerte per qualche tempo: indi venutogli alle mani un vecchio busto di gesso da Ini lavorato prima della cecità, egli, così per giuoco, tentò di stuccarlo dov'era guasto ; e vi riuscì. Da quel giorno prese a far ritratti in creta ed in marmo, palpando colle mani la faccia delle persone che ritraeva, e lavorando la materia, sempre colPaiuto del tatto. Così un senso aiutava l'altro, e l'ufficio degli occhi glielo facevano le mani. Ei lavorò pel Granduca di Toscana e pel Papa ; e visse 54 anni, operando sempre, e menando agiata la vita.
Or eccovi un altro Toscano. Fu questi Carlo Dolci, fiorentino, il quale aveva quattro anni quando perdette il padre ; cosicché crebbe povero, ma povero assai. Tut* tavia non si sgomentò, e rintuzzava la povertà col lavoro, studiando pittura, e sostenendosi con dignità. Undicenne dipinse mirabilmente una testa di Gesù fanciullo, e vari ritrattini, i quali resero celebre il nome di lui. Tutti lo chiamavano Carlino per la gentilezza della persona, e per la soavità delle maniere. Aveva anima melanconica e pia, e seppe trasfonderla nelle sue tele, dove campeggia una divota compostezza ed una quiete celestiale. Non fece grandi lavori; ma belli e ben finiti: cosicché le sue tele adornano stanze di sovrani e di prìncipi, e sono comprate a caro prezzo.
— Un altro Toscano ancora, ma ben diverso dal cieco e da Carlino. Fu questi il cantore e suonatore Giambattista LullL Nato nel 1633, ed essendo vivacis-