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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200

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a cura di Federico Adamoli

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   Verde
   quale si accheta a tale sentimento, sebbene nella contronota accenni, che vi ha dispareri circa la situazione, e l'odierno nome del fiume Verde. Egli non può non aver veduto, che si rende inesatta la descrizione Geografica del Regno, che Dante intese di fare, se dopo aver notati i tre punti del corno dell'Ausonia tutto contornato dai mari, cioè dall'Adriatico, dall'Ionio, e dal Tirreno, indicati con Bari, Cotrone, e Gaeta, città poste in quei tre mari, avesse poi lasciato di descrivere intero il confine traverso all' Italia, ponendo solamente quello, che dagli Appennini si attraversa fino all'Adriatico per mezzo del Tronto, lasciando l'altro di qua fino al mar Tirreno. La descrizione Dantesca sarebbe dall'un canto ridondante col nominare due fiumi il Verde, e il Tronto dall'un confine, bastando questo secondo assai famoso, e dall'altro sarebbe mancante perchè si tace 1' altro confine, nè vero sarebbe, che il corno dell'Ausonia s'imborga anche di Gaeta. Del fiume Verde dice Benvenuto, labitur in mare Tuseum, e del Tronto aggiunge Fluvius famosus inter Apuliam, et Marchiani, e per conseguenza sgorga nell' opposto mare Adriatico, onde Giovanni Villani citato altrove dal P. Lombardi pone il fiume Verde ai confini del Regno, e di Campagna. Questi confini benissimo intese, e spiegò il nostro Po-stil. colla nota seguente.... illa pars Regni Italice, quce in forma cornu apparet in mappa, qucs confinatur per ista duo flumina, scilicet Trontum fluvium currentem inter Apuliam, et Marchiavi Ancona, et mictentem in Mare Adriaticum, et Viridem fluvium currentem per Campaneam, et mictentem in mare Leonis, col quale nome intendevano a quei tempi il Mare Mediterraneo. Il fiume Verde adunque non è altro, che 1' antico Liri, oggi detto Garigliano, così anche chiamato ne' secoli bassi, e in quello ancora di Dante, e dei Villani, e del Boccaccio, sebbene quest'ultimo trasporti la sua foce da un Mare all'altro facendolo entrare nel Tronto, e quindi nell'Adriatico. Nel basso tempo varj furono i nomi del fiume Liri, ed or fu detto Minturno, ora Travetto, ora Camello, e finalmente Garigliano come anco ai nostri giorni si chiama, ma ebbe ancora quello di Verde, là dove passa da Sora, e Ceprano. Di questo suo nome, e come gli fosse dato niuno ne ha ragionato meglio dell'Abate Gattola nelle accessiones ad Historiam Casinen-sem p. 756, e ne ba tolto le oscurità, e gli equivoci, dei quali parla il P. Lombardi in due luoghi del suo commentario, laonde i dispareri, che egli accenna, non possono aver luogo dopo quanto ne ha scritto lo Storico Casinese. Ecco le sue parole nel luogo citato: a Sorce Instila excurrit Carnellus (cioè il Liri, o Garigliano così chiamato nel Secolo XI da Gregorio Cisinese Vescovo di Terracina negli atti di S. Restituta, come ivi il Gattola) in agro Arpinate,