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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200

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a cura di Federico Adamoli

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   2074
   Yas - Vasello
   p. 440 e seg. - Teuffel, p. 439 e seg.). Gli argomenti sui quali questa congettura si fonda sono: 1. Dante poteva appena sapere qualche cosa tanto del Varrò Reatino quanto dell'Atacino; 2. I nomi di questi due Romani suonano in italiano Varrone e non Varrò; 3. Scrivendo questi versi Dante ebbe in mira quei d' Orazio (Ars poet., v. 53-55): Quid autem Csecilio Plautoque dabit Romanus, ademptum Virgilio Varioque?» ove Vario si nomina assieme con Plauto e Cecilio appunto come fa qui l'Alighieri; 4. Non si vede la ragione che potesse aver indotto Dante a far Varrone compagno di Terenzio, di Virgilio e di Plauto. A questi argomenti si può rispondere: ad 1. Dante non era certo tanto ignorante da non conoscere un uomo sì famoso quale Marco Terenzio Varrone, tanto celebrato da Cicerone, da Santo Agostino, da Quintiliano, da Seneca e da altri ; ad 2. Varrò per Varrone si legge anche nel Crescenzio (cfr. Tom. ad h. 1.); ad 3. Che Dante abbia imitato qui il passo citato di Orazio è una semplice congettura e nulla più; egli può aver imitato anche questi altri versi dello stesso autore (Ep. lib. n, Ep. i, v. 58, 59): « Plautus ad exemplar Siculi properare Epicharmi, Vincere Csecilius gravitate, Terentius arte ; » ad 4. L'uno e l'altro Varrone essendo anche poeti potevano stare benissimo insieme cogli altri poeti qui nominati. Se si riflette poi che tutti i codd. e tutte le edizioni antiche leggono Varrò (oppure Varo), non Vario, e che M. Terenzio Varrone come molto più famoso doveva essere assai più noto al Nostro che non Vario, bisognerà risolversi a rigettare l'ingegnosa congettura ed ammettere coi più che di Varrone abbia il Poeta inteso parlare, forse però facendo dei due Varroni una sola persona.
   Yas, lat. vas, abrev. da Vaso. Vas d'elezione è chiamato l'apostolo San Paolo; Inf. ir, 28, nel qual luogo Dante riproduce il termine scritturale Vas electionis (Act. Apost. ix, 15) e dice che Paolo andò nel mondo di là, seguendo il racconto dell'apostolo stesso lì ad Cor. xn, 2 e seg.: « Scio hominem in Christo ante annos quattuordecim, sive in corpore nescio, sive extra corpus nescio, Deus scit, raptum eiusmodi usque ad tertium caelum. Et scio huiusmodi hominem, sive in corpore sive extra corpus nescio, Deus scit, quo-niam raptus est in paradisum et audivit arcana verba, quse non li-cebat homini loqui. »
   Vasello, basso lat. vasellum, Dimin. di Vaso; e si prende anche per Vaso in generale. 1. Detto del seno materno ; Purg. xxv, 45. - 2. Fig. Inf. xxn, 82, dove frate Gomita è detto vasel d'ogni froda, quasi il contrario del « Vas d'elezione. » - 3. Il gran