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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200
Varrò
2073
morte di Cesare Varrò fu compreso nella proscrizione de' Triumviri, ma potè mettersi in luogo sicuro, finché Ottaviano non lo ebbe preso sotto la sua protezione. Cessati i tumulti passò il rimanente de'suoi giorni fra gli studi, e morì verso l'anno 27 a. C. in età di 89 anni (cfr. K. L. Roth, Ueber das Leben des M. Terentius Varrò, Basii., 1857. - Boissier, Etude sur la vie et les ouvrages de Varron, Par., 1861. - Tiraboschi, i, p. 291 e seg. - Bernhardy, p. 757 e seg. - Teuffel, p. 265 e seg.). Scrisse una sterminata quantità di opere (74 opere diverse, formanti un complesso di 620 libri), le quali abbracciano tutte le scienze. Ebbe gran fama presso gli antichi. Di lui Cicerone, Brut., xv, 60: Diligentissimus in-vestigator antiquitas ; - S. Agostino, De Civ. Dei, vi, 2: Homo omnium facile acutissimus et sine ulla dubitatione doctissimus. - dlonys. ii, 21: 'Avrjp xó5v xaxcc xy]v aùxYjv rj/uxiav àxjj,aaocvxtov t:o-XuTcsipóxaxog. - Lattanzio (Instit. lib. i, c. 6), lo chiama l'uomo il più dotto tra'Latini e tra'Greci; Seneca (Consol. ad Helv. c. 8), lo dice dottissimo tra' Romani, e parimente Quintiliano (lib. x, 1, 95): « Vir Romanorum eruditissimus. » Meno famoso è l'altro Varrò, cioè Publio Terenzio Varrò Atacino, nato l'anno 82 a. C. in Atace, luogo della Gallia Narbonese (Euseb., Chron., n. 1935). Pare che traesse una vita oscura e tutta dedicata agli studi, poiché di lui nessuna notizia ci tramanda la storia. Scrisse due poemi, VArgo-nautica ed il Bellum Sequanicum, elegie, epigrammi, satire, ecc. (cfr. Wùllner, De P. Terentii Varronis Atacini vita et scriptis, Monast., 1829. - Tiraboschi, i, p. 195 e seg. - Bernhardy, p. 436, 439 e seg. - Teuffel, p. 395 e seg.). Or quale di questi due Var-roni è quello nominato da Dante? 11 Blanc (Voc. Dant. s. v. Varrò, e Versuch n, 85) ci fa sapere che « tutti i commentatori » credono che Dante parli del Varrò Reatino. Confrontando alcune dozzine di commentatori noi trovammo che molti tirano via senza rispondere alla domanda (Lan., Falso Bocc., Veli., Dan., Vent., Port., Pogg., Ces., Borg., Wagn., Tom., Brun., Streckf., ecc.); i più intendono veramente del Reatino (Ott., An. Fior., Petr. Dant., Cass., Buti, Land., Voi., Lomb., Biag., Costa, Br. B., Frat., Greg , Andr., Triss., Bennass., Camer., Frane., Kanneg., Kop., Krig., Longf., ecc.); alcuni pochi invece si avvisano che Dante parli del Varrò Atacino (Benv., Filai., v. Hoffing., ecc.). Scostandosi dalla comune opinione il Witte, seguito dal Blanc. (Versuch, lì, p. 86), dal Nott., dal Bocci e da altri congetturò che Dante abbia scritto Vario, intendendo di Lucio Vario, poeta drammatico, amico di Orazio e di Virgilio, celebre principalmente per la Tragedia intitolata Tieste (cfr. Weichert, De L. Varii et Cassii Parm. vita et carminibus, Grim., 1836. - Tiraboschi, i, p. 196. - Bernhardy,