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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Vagante - Vaghezza
   2063
   Vagante, lat. vagans, Part. pres. di Vagare, Che va da luogo a luogo senza direzione certa. Fig. detto degli occhi e degli sguardi che scorrono vagando da luogo a luogo; Purg. xxxii, 154.
   Vagheggiare, da vago, vagare, Rimirare checchessia con dilettosa compiacenza, quasi Vagare con gli sguardi sull'oggetto. E vale anche Fare all'amore, Guardare intentamente e con diletto la persona amata. 1. Di più alto e nobile amore; Purg. xvi, 85. Par. x, 10,92; xxvi,83.-2. Di cose poste a riscontro l'una dell'altra, come personificandole Par. vili, 12, sul qual luogo Ant. ap. Tom.: « Venere essendo distante dal sole molto più di Mercurio, avviene che molto più di questo si allontani dal sole, durante un giro nella sua propria orbita: il perchè due volte in questo periodo si allontana notevolmente dal bagliore dei raggi solari, e si mostra accesa di bella luce, che la rende, dopo il sole, più splendida d'ogni altro pianeta. A questa maggior bellezza devesi forse il nome con cui fu distinto questo terzo pianeta. Nel tempo di queste maggiori disgressioni dal sole, rispetto alla situazione nostra, una volta va dietro al sole nel movimento diurno, e una volta lo precede. Nel primo caso non può vedersi Venere nella mattina, perchè sorge dopo che il sole trovasi sul nostro orizzonte, ma si vede la sera dopo che il sole è tramontato, e prende il nome di Espero; nel secondo caso non si vede più la sera, tramontando prima del sole, ma si fa parvente nella mattina, prima che il sole vi giunga, e ha il nome Diana o Lucifero. »
   Vaghezza, da vago; Desiderio, Voglia, non veemente, ma vivace; Inf. xxix, 114. Purg. xvm, 144, nel qual luogo il signif. della voce vaghezza non è del tutto certo. Buti : « Per la solici-tudine dei pensieri vaganti qua e là venne lo sonno, et io m'addormentai; e però dice che ricoperse li occhi: quando l'omo dorme, li occhi si chiudeno. Diceno li Savi che le cure de le solicitudini riscaldano lo cerebro e fanno resoluzione umorosa, per la quale viene lo sonno, sì veramente che la calefazione non sia troppa: imperò che allora diseccherebbe lo cerebro, non potrebbe dormire. » - Ser-rav.: « Propter cupiditatem. » - Land.: « Dice, che vaneggiava, cioè vagava con la mente di pensiero in pensiero, e nondimeno tutti erano vani perchè non trovava la verità, e per questo s' addormentò per vaghezza, cioè per quel discorso vagabondo, perciocché ogni volta che dopo molto discorso noi non troviamo la verità, la fatica e il tedio genera il sonno. » - Veli.: « Perchè era vago, dilettavasi in tal vaneggiare, come quando avviene che facciamo alcuno castello in aere, che volentiere stiamo in tal vano e inutile discorso. »
   131. — Enciclopedia dantesca.