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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200
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catene, per venti e più giorni vennero guardati e custoditi in quel medesimo palazzo, fin che acconciata la torre de'Gualandi alle Sette vie vi furono rinchiusi. - Ruggieri fu gridato signore, rettore e governatore del Comune. Gli Upezzinghi, i. Gaetani e gli altri seguaci de' Gherardesca presi con Ugolino, vennero lasciati liberi, e se n'andarono dalla città. Unitisi con Nino Visconti e cogli esuli guelfi a stretta lega colle repubbliche di Firenze e di Lucca, cacciarono per ogni dove i ghibellini dalle castella pisane, e danni gravissimi e guerra aperta mossero alla patria, forse sperando liberare Ugolino o almeno vendicarlo. In Pisa furono rapiti i beni, distrutte a furia di popolo le case de' guelfi, saccheggiata e arsa quella de'Gherardesca ch'era di là d'Arno di Chinzica nella Ca-pella di S. Sepolcro. Ne' libri pubblici vennero rasi e cassi i nomi e i titoli de'caduti signori; ne'palazzi del Comune guaste cogli scarpelli l'insegne gentilizie de' Donoratico. Ruggieri mostrò quanto fosse impotente a governare la Repubblica, involta per opera sua in una guerra disastrosa e crudele. All' ambasciatore di Genova che venne sulla foce nell'Arno colle galere e gli chiese il conte prigione come aveva promesso, niente volle dare, scusandosi della rotta fede col dire che troppo tardi era giunto (Jac. Auriae, Anal. Gen. in Murat. 1, c., voi. vi, p. 595 e seg.). Frattanto gli esuli posero in fuga le genti chiamate a difesa della città dall'arcivescovo, che rassegnò l'ufficio suo a Gualtieri da Brunforte e questi a Guido da Montefeltro, famosissimo Capitano, quando sbandato l'esercito di Pisa ne' piani di Buti altro modo non seppero i ghibellini che affidarsi a costui per difendere e salvar la Repubblica. » - Il Troya (Veltro alleg. di Dante, p. 29), e dietro lui altri, pretendono che il crudele consiglio di vietare il cibo all' infelice conte Ugolino e a' suoi figliuoli e nipoti fosse opera di Guido da Montefeltro. Ma 1' anonimo autore dei Fragni. Hist. Pis. (in Murat. 1. c., voi. xxiv, p. 655) racconta invece: « Quando lo dicto Messere lo conte Guido giunse in Pisa, lo Conte Ugolino, e '1 Conte Gaddo, e Uguccione suoi figliuoli, e Nino dicto Brigata figliuolo del conte Guelfo e An-selmuccio figliuolo del conte Lotto, suoi nipoti, eh' erano in prigione in della Torre de Gualandi da sette vie, erano in distretta di mangiare e di bere per la posta della moneta di libre V. mila, clr era loro imposta, che ne aveano pagate tre altre imposte. E fu dicto al Conte Ugolino da Neze a Marti, che se non pagasse, u pagasse, era dicto che dovesseno morire. E quando lo Conte Guido giunso in Pisa, già erano morti lo Conte Gaddo e Uguccione di fame: e li altri tre morinno quella medesima septimana anco per di-strecta di fame, perchè non pagonno. E da inde inansi la dieta pre-gione si chiamò la pregione e Torre della fame; e dissesi e ere-.