Stai consultando: 'Enciclopedia Dantesca Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z', Giovanni Andrea Scartazzini
Pagina (879/1033) Pagina
Pagina (879/1033)
Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200
Ugolino della Glierardesca
2047
con essa. Si dissero apparecchiati a chiamare il popolo all'armi e ad imprigionare il Gherardesca e il Visconti, ove i genovesi mandassero quattro o cinque galere in loro aiuto sulla foce dell'Arno. Fecero intendere che riuscito a bene l'impresa, avrebbero dato loro nelle mani que' prigionieri e si sarebbero posti sotto la protezione di Genova ricevendone un potestà per dieci anni, consegnando in pegno le chiavi della città, 1' Elba, la Gorgona, e le torri del porto. Promise l'ambasciatore di svelare ogni cosa al suo governo e se ne partì subito alla volta di Genova recando seco varie lettere de' congiurati ai Capitani del Popolo e ai prigionieri. A meglio riuscire ne' suoi disegni 1' arcivescovo si finse amico di Ugolino e con saputa e volontà di lui, che a bella posta se n'andò a Settimo, fatta una grande adunata di gente si messe in armi contro il Visconti, che avvistosi del tradimento nè vedendosi forte al riparo, si ridusse a Calci co' suoi. I ghibellini furono subito alle case del conte, e volevano ad ogni modo che il Brigata si facesse di governo e si recasse nel palazzo del Comune; ma Gaddo non andare, gli disse, aspetta lo conte che toma da Settimo, e vinto da suoi consigli rimase. V' entrò invece Ruggieri, e serrate le porte della città, fece intendere ad Ugolino tornasse pure a sua voglia, ma senza compagni. Del trovare l'arcivescovo in palazzo se ne mostrò turbatissimo il conte: invano disse ch'egli volea essere solo e libero signore come era: risposero i ghibellini amavano fosse suo compagno, e ove non gli garbasse ne prendesse un altro, ma di parte loro, fosse anco il genero suo Aldobrandino da S. Fiora. Il giorno appresso furono tutti nella chiesa di S. Bastiano, e non s'accordarono, e venne stabilito di tornarvi dopo nona. Frattanto il Brigata, fatte porre varie barche nell'Arno metteva dentro Tieri da Bien-tina con mille fanti già arrivati insieme con Ugolino. I ghibellini, temendo d'essere ingannati e traditi, avanti che entrassero quelle genti in aiuto de' Gherardeschi si levarono a romore; per ogni dove fu gridato all'armi, mentre per l'arcivescovo sonava la campana del Comune e per Ugolino quella del Popolo. A infiammare viemmeglio la plebe, che tutta a furore si rivolse subitamente contro. Ugolino, l'arcivescovo fece intendere che avea egli tradito Pisa dando le castella a' fiorentini e ai lucchesi. Fu grande battaglia da una parte e dall'altra a cavallo ed a piè, e durò sino al vespro. Banduccio figliuolo bastardo del conte vi rimase morto; Arrigo suo nipote, nato di Guelfo, ebbe la sorte stessa, che incontrò del pari un nipote dell'arcivescovo per nome Azzo. Ridottosi Ugolino co' suoi nel Palazzo del Popolo ebbe finalmente la peggio, e le genti del-l'Ubaldini, abbruciate le porte, lo catturarono assieme co'figliuoli Gaddo e Uguccione e co' nipoti Anselmuccio e Brigata. Posti in
130. — Enciclopedia dantesca.