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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200
2040
Ufici di Dante
Ufici «li Dante. Della vita pubblica di Dante il Bocc. fa il seguente ritratto ¦ « La familiar cura trasse Dante alla publica, nella qual tanto l'avvilupparono li vani onori che alli publici uficii congiunti sono, che senza guardare d'onde s'era partito e dove andava, con abbandonate redine quasi tutto al governo di quella si diede; e fugli tanto in ciò la fortuna seconda, che niuna legazione si ascoltava, a niuna si rispondeva, niuna legge si formava, niune se ne abrogava, niuna pace si faceva, niuna guerra publica s'imprendeva, e brievemente niuna deliberazione la quale alcuno pondo portasse si pigliava, se egli in ciò non dicesse prima la sua sentenzia. In lui tutta la publica fede, in lui ogni speranza, in lui sommariamente le divine cose e le umane pareano essere fermate. Ma la fortuna volgitrice de'nostri consigli e inimica d'ogni umano stato, come che per alquanti anni nel colmo della sua rota gloriosamente reggendo il tenesse, assai diverso fine al principio recò a lui, in lei fidandosi di soperchio. - Era al tempo di costui la fiorentina cittadinanza in due parti perversissimamente divisa, e coli'operazione di sagacissimi e avveduti principi di quelle, era ciascuna assai possente; intanto che alcuna volta l'una, e alcuna volta l'altra reggeva oltre al piacere della sottoposta. A voler riducere a unità il partito corpo della sua republica, pose Dante ogni suo ingegno, ogni arte, ogni studio, mostrando a' cittadini più savi, come le gran cose per la discordia in brieve tempo tornano al niente, e le picciole per la concordia crescere in infinito. Ma poiché vide vana essere la sua fatica, e conobbe gli animi degli uditori ostinati ; credendolo giudicio di Dio, prima propose di lasciare del tutto ogni publico uficio e vivere seco privatamente; poi dalla dolcezza della gloria tirato, e dal vano favor popolesco e ancor dalle persuasioni de'maggiori; credendosi, oltre a questo, se tempo gli oc-coresse, molto più di bene potere operare per la sua città, se nelle cose publiche fosse grande, che a sè privato, e da quelle del tutto rimosso (o stolta vaghezza degli umani splendori, quanto sono le tue forze maggiori, che credere non può chi provate non l'ha!); il maturo uomo nel santo seno della filosofia allevato, nutricato e ammaestrato, al quale erano davanti dagli occhi li cadimenti de' re antichi e dei moderni, le desolazioni dei reami, delle province e delle cittadi, e li furiosi impeti della fortuna, niuno altro cercanti che le alte cose, non si seppe e non si potè dalla tua dolcezza guardare. - Fermossi adunche Dante a voler seguire gli onor caduchi e la vana pompa de' publici uficii ; e veggendo che per sè medesimo non poteva una terza parte tenere, la quale giustissima la ingiustizia dell'altre due abbattesse, tornandole a unità; con quella s' accostò, nella quale, secondo il suo giudicio, era più di