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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200
1978
Tolomei
tolsero l'Italia ai Longobardi» dove s'impadronirono dei feudi cbe appartenevano ai vinti : ma non manca un panegirista della famiglia che con tutta la possibile serietà sostiene essere i nostri Tolomei derivati dagli antichi re dell'Egitto. - Argiano, Montefollo-nico, Monticchiello, Lucignano di Yal d'Asso, Montepescali, Porrena, Prata, Civitella, Montenero, Montegiovi e Poggio S. Cecilia, sono tutti castelli che, qual prima qual dopo, sono stati soggetti al dominio dei Tolomei ; da che possiamo trarne argomento per attestare della loro grande potenza e della preponderanza che esercitarono nel Comune. Da questa appunto ne nacque la rivalità coi Salim-beni, di cui parlammo nell'articolo relativo a questa famiglia; e gli odii furono così forti che fecero seguire all' una o all' altra casa a vicenda la fazione guelfa o la ghibellina, per farsi scambievolmente la guerra. La civile contesa proseguì per oltre due secoli con alternar di fortuna, ma con molto spargimento di sangue; il disopra per altro rimase ai Tolomei, perchè i Salimbeni impoverirono, e poi stremati di uomini e di averi si estinsero. - Non meno di sedici sono i Tolomei elevati all'onore degli altari, e primo tra questi quel S. Bernardo che fu fondatore della riforma Olivetana; dodici sono quelli elevati a dignità episcopale, tra i quali primeggia Claudio vescovo di Corsola che fu famosissimo letterato; e ad essi vuoisi aggiungere Giovanbatista, uscito da un ramo di questa casa stabilito in Pistoia, a cui la molta dottrina fruttò la porpora cardinalizia nel 1712. - Ad una famiglia che ha avuto tanta larga parte nella istoria del Municipio Senese non mancano uomini famosi nei maneggi civili e politici e nell'arte militare; e tanti sono, che riesce se non impossibile, assai difficile l'annoverarli. Pur volendo dire di alcuno, rammenterò Tavena e Biagio vissuti fra il cadere del secolo decimoterzo ed il principiare del successivo che quasi tutte le città d'Italia vollero a Potestà, tale era la fama del loro saggio modo di governare ; Raimondo a cui dopo le Preture di Bologna e Viterbo, fu da Carlo IY imperatore dato officio di Vicario imperiale in Roma e poi da Innocenzio VII la cospicua dignità di Senatore nel 1359; Iacopo di Pietro, parente di Pio II, da lui eletto governatore dell'Umbria, e poi morto a Napoli in Corte di Ferdinando d'Aragona, che lo avea chiamato presso di sè dopo averlo fatto liberare dal carcere in cui stava racchiuso d'ordine di Paolo II a punizione di alcune licenziose poesie da lui scritte. Regolino, Donusdeo, Mino e Cavolino sono assai rammentati per valore e per militare perizia mostrata in campo nella seconda metà del secolo XIII, militando sotto le bandiere dei Guelfi. Fu anche prode nell' armi quel Mino Zeppa che diè soggetto al Bocccaccio per la novella ottava dell'ottava giornata; e non meno