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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200

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a cura di Federico Adamoli

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   1974
   Tizio-Tizzo
   di Titone fratello di Priamo. Ma vedemmo di sopra che esaminando a fondo la cosa le locuzioni di Dante escludono siffatta interpretazione. In secondo luogo la nostra interpretazione deve introdurre nel testo una lezione che, convien pur confessarlo non ha che il sostegno di un solo fra gli ottimi codici, oppure dare al nome Titone un senso che è ben lungi dall'essere l'ordinario. Di ciò abbiam detto a sufficenza nel commento. Finalmente la nostra interpretazione ha comune un difetto con quella che nella concubina di Titone vede l'Aurora lunare. Se Dante si addormentò circa tre ore dopo il tramontar del sole, è di necessità il supporre ancora che egli dormisse dieci ore. Non ignoriamo quanto fu detto per abbattere questo argomento dal Costa, dal Ulano, dal Bennas-suti, Della Valle, ed altri, e ci lusinghiamo di aver dal canto nostro aggiunto una riflessione di qualche peso a quanto fu detto da altri (cfr. § 9). Non possiamo tuttavia negare, che questo lungo sonno di Dante non ci vuol andare troppo a grado e che tutti i nostri dubbi non sono definitivamente sciolti. In ogni caso siamo di parere che le obbiezioni che si possono fare all'interpretazione da noi accettata perdono assai del loro peso, poste in bilancia con quelle che stanno contro alle altre. Insomma: invano desideriamo sapere con certezza assoluta quale sia il vero concetto di Dante in questo passo; nessuna delle diverse interpretazioni può vantarsi di avere sciolto ogni dubbio, ed anche la migliore non può aspirare a maggior vanto che di essere la più probabile. Questo risultato è doloroso sì, ma per intanto non ci sembra possibile ottenerne uno più lieto. Ed alla fine dei conti il riconoscere e confessare ingenuamente la propria ignoranza sarà sempre preferibile alla millanterìa che si vanta di sapere ciò, che non è possibile a nessun uomo di porre fuor di dubbio. » Questo risultato è ancor sempre valido, nonostante gli studi recenti fatti sul celebre passo. Cfr. Agnelli, Topo-Cron., 114 e seg. Buscaino-Campo, Studi, Trapani, 1894, p. 150 e seg. Galanti, Lettere, n, 5, 7, 8, 9. Nociti, Orar., 14 e seg.
   Tizio, lat. Tityos, gr. Ttxuóg, Nome di un gigante, figlio di Giove e di Elara, folgorato da Apollo e condannato nell'Averno ad aver roso il fegato, sempre rinascente, da un avvoltojo, per aver tentato di disonorare Latona; cfr. Hosi. Od. xi, 576. Yieg. Aen. vi, 594 e seg. Ovid. Met. iv, 457 e seg. Lucan. Phars. iv, 595 e seg. È nominato Inf. xxxi, 124.
   Tizz o, lat. titio, Pezzo di legno, di carbone, incominciato a bruciare, e tuttora acceso; Purg. xxv, 22.