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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200
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O', col segno dell'apostrofe, fu usato dagli antichi per Ove, Dove; Cam.: « Donne, ch'avete intelletto d'amore, » v. 56.
Obbediente, dal lat. obediens, obedientis, Che obbedisce; Inf. iv, 57 var. Conv. i, 7, 2, 3,10, 42, 45; iv, 24, 93, 95. Cfr. ubbidiente.
Obbedienza, dal lat. obedientia, Azione di colui che obbedisce; Conv. i, 7, 5, 21, 26, 32, 34, 40, 50; iv, 24,84, 94,97,117, ecc. Cfr. ubbidienza.
Obbedire e Obedire, dal lat. obedire, Eseguire gli altrui comandamenti, Assoggettarsi ai voleri, ai comandamenti altrui; Par. vii, 99. Conv. i, 7, 20, 27; iv, 24, 126, 131, ecc. Cfr. ubbidire.
Obbietto e Obietto, dal lat. obiectum, Quel che è posto d'innanzi; Quello in che si affìssa o l'intelletto o la vista; Mira, Scopo, Fine che altri si propone; ed anche Tutto ciò che è considerato come la cagione, il soggetto, il motivo di checchessia; Purg. xvii, 95. Par. xxix, 80; xxx, 48; xxxiii, 103. - Nel linguaggio delle Scuole Obbietto comune, Che si presenta non bene determinato dalle qualità proprie all'ente individuo, le quali lo fanno discernere da altri oggetti diversi o differenti; onde di lui non si veggono se non le qualità ch'esso ha comuni con altri enti, e risica di seguirne scambio più o meno erroneo; Purg. xxix, 47.- Ott. .'«Questi candelabri, ch'erano obbietto dell'occhio, non perdevano alcuno suo atto, per la distanza eh' era dall' occhio a loro. » - Benv. : « Et hic nota quod quilibet sensuum habet proprium obiectum, sicut visus colorem, au-ditus sonum, odoratus odorabile, tactus tangibile, gustus saporem; et habet commane, sicut numerus et figura cognoscitur per visum et tactum. Nota etiam quod visus humanus non potest a longe co-gnoscere et discernere quantitatem et qualitatem obiecti, sicut pa-tet in stella, qua videtur nobis parvula in quantitate, cum tamen sit maior tota terra; ita in terrenis videmus, quod si homo sit in altissima turri, videtur parva avis; ita in proposito ista candelabra erant in se maxima, tamen videbantur parva ut arbores. » - Ciò che Dante nel luogo citato chiama VObbietto comune, lo chiama Conv. iv, 8, 36 : « li sensibili comuni, là dove il senso spesse volte è ingannato. »- Aristot., De Anima, il, 6: «Sensibile igitur trifarium dividitur. Sensibilium enim duo quidem per se, unum vero per ac-cidens sentiuntur. Et illorum rursus aliud est uniuscujusque proprium sensus, aliud commane cunctis. Atque proprium id sensibile dico, quod alio senso sentiri non potest, et circa quod error fieri nequit, ut color respectu visus, et sonns auditus, et sapor gustus. Tactus autem plures differentias habet quidem, iudicat tamen de